Biografia di Alessandro Manzoni
Nazione: Italia
Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785 e morì a Milano il 22 maggio 1873. Fu scrittore, poeta, drammaturgo e senatore del regno d'Italia.
Considerato uno dei più grandi romanzieri italiani, e studiato ancora oggi in tutte le scuole, anche la sua nascita è contornata da un alone di mistero. Ufficialmente figlio di Pietro Manzoni, discendente da una famiglia nobile, pare che la madre, Giulia Beccaria, l'abbia concepito con il suo amante storico Giovanni Verri, fratello di Pietro e Alessandro Verri e anche che la madre non gliel'abbia mai nascosto.
La sua prima educazione avvenne dai padri Somaschi, prima a Merate e poi a Lugano. Imparò a leggere i classici (Orazio e Virgilio, ma anche Dante e Petrarca) però senza escludere autori contemporanei come Monti, Alfieri e Parini. Durante l'adolescenza visse a Milano, in un ambiente di ideali illuministi. Poi si trasferì a Parigi dove visse con la madre frequentando il salotto degli Idéologues, un gruppo culturale con tendenze romantiche. Qualche tempo dopo Giulia Beccaria organizzò un incontro tra il figlio e Enrichetta Blondel, che sfociò poi nel matrimonio fra i due. Poco prima di rientrare in Italia il Manzoni ebbe una sorta di conversione spirituale che lo avvicinò al Cattolicesimo.
Dal 1812 iniziò per Manzoni quello che viene comunemente definito il suo quindicennio creativo, durante il quale scrisse prima gli Inni sacri e poi Le odi civili. Il panorama culturale italiano era in fermento: la scrittrice francese Madame de Staël pubblicò un articolo in cui criticava l'eccessivo attaccamento italiano al classicismo, divulgando al contempo le novità in campo letterario provenienti da Inghilterra e Germania. Nel frattempo Manzoni si cimentò anche con la produzione teatrale, scrivendo la prima parte de Il Conte di Carmagnola. Ebbe poi delle crisi nervose e tentò di recarsi di nuovo a Parigi. Le autorità austriache gli negarono più volte il passaporto, ma riuscì infine ad andare in Francia nel 1819. Ci rimase solo un anno, per poi tornare in Italia e dedicarsi alla stesura dell'Adelchi e, in seguito alla morte di Napoleone, de Il cinque maggio. Nei due anni successivi scrisse Fermo e Lucia, che fu pubblicato ma non lo soddisfaceva a causa della struttura narrativa poco armonica. Decise quindi di riscrivere il romanzo usando il toscano come lingua colloquiale dei personaggi. Per la stesura finale si recò a Firenze dove venne accolto calorosamente dai membri del circolo culturale Vieusseux, dal granduca di Toscana Leopoldo e dallo stesso Leopardi, nonostante quest'ultimo non ammirasse particolarmente la sua poetica.
Negli anni successivi furono funestati da diversi lutti famigliari: prima la moglie, poi la figlia primogenita. Si sposò di nuovo e fu molto legato al figlio della seconda moglie, anche lei vedova. In seguito morirono anche la figlia Cristina, la madre e un amico. Durante gli ultimi anni della sua vita ricevette numerose visite di personaggi illustri, fra i quali Garibaldi, Giuseppe Verdi, Cavour e Vittorio Emanuele II. Morì di meningite, a Milano, in seguito ad una caduta e conseguente trauma cranico.
Considerato uno dei più grandi romanzieri italiani, e studiato ancora oggi in tutte le scuole, anche la sua nascita è contornata da un alone di mistero. Ufficialmente figlio di Pietro Manzoni, discendente da una famiglia nobile, pare che la madre, Giulia Beccaria, l'abbia concepito con il suo amante storico Giovanni Verri, fratello di Pietro e Alessandro Verri e anche che la madre non gliel'abbia mai nascosto.
La sua prima educazione avvenne dai padri Somaschi, prima a Merate e poi a Lugano. Imparò a leggere i classici (Orazio e Virgilio, ma anche Dante e Petrarca) però senza escludere autori contemporanei come Monti, Alfieri e Parini. Durante l'adolescenza visse a Milano, in un ambiente di ideali illuministi. Poi si trasferì a Parigi dove visse con la madre frequentando il salotto degli Idéologues, un gruppo culturale con tendenze romantiche. Qualche tempo dopo Giulia Beccaria organizzò un incontro tra il figlio e Enrichetta Blondel, che sfociò poi nel matrimonio fra i due. Poco prima di rientrare in Italia il Manzoni ebbe una sorta di conversione spirituale che lo avvicinò al Cattolicesimo.
Dal 1812 iniziò per Manzoni quello che viene comunemente definito il suo quindicennio creativo, durante il quale scrisse prima gli Inni sacri e poi Le odi civili. Il panorama culturale italiano era in fermento: la scrittrice francese Madame de Staël pubblicò un articolo in cui criticava l'eccessivo attaccamento italiano al classicismo, divulgando al contempo le novità in campo letterario provenienti da Inghilterra e Germania. Nel frattempo Manzoni si cimentò anche con la produzione teatrale, scrivendo la prima parte de Il Conte di Carmagnola. Ebbe poi delle crisi nervose e tentò di recarsi di nuovo a Parigi. Le autorità austriache gli negarono più volte il passaporto, ma riuscì infine ad andare in Francia nel 1819. Ci rimase solo un anno, per poi tornare in Italia e dedicarsi alla stesura dell'Adelchi e, in seguito alla morte di Napoleone, de Il cinque maggio. Nei due anni successivi scrisse Fermo e Lucia, che fu pubblicato ma non lo soddisfaceva a causa della struttura narrativa poco armonica. Decise quindi di riscrivere il romanzo usando il toscano come lingua colloquiale dei personaggi. Per la stesura finale si recò a Firenze dove venne accolto calorosamente dai membri del circolo culturale Vieusseux, dal granduca di Toscana Leopoldo e dallo stesso Leopardi, nonostante quest'ultimo non ammirasse particolarmente la sua poetica.
Negli anni successivi furono funestati da diversi lutti famigliari: prima la moglie, poi la figlia primogenita. Si sposò di nuovo e fu molto legato al figlio della seconda moglie, anche lei vedova. In seguito morirono anche la figlia Cristina, la madre e un amico. Durante gli ultimi anni della sua vita ricevette numerose visite di personaggi illustri, fra i quali Garibaldi, Giuseppe Verdi, Cavour e Vittorio Emanuele II. Morì di meningite, a Milano, in seguito ad una caduta e conseguente trauma cranico.
Frasi di Alessandro Manzoni
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