Biografia di Alberto Arbasino

Nazione: Italia
Nino Alberto Arbasino nacque a Voghera (PV) il 22 gennaio 1930 e morì a Milano il 22 marzo 2020. Fu scrittore, giornalista, poeta, politico e critico teatrale.
Di formazione giuridica, si laureò in Giurisprudenza all'Università Statale di Milano nel 1955. Tuttavia, la sua carriera si orientò presto verso la letteratura e il giornalismo. Nel 1957 si trasferì a Roma dove esordì come scrittore con alcuni racconti pubblicati su riviste come Paragone e Il Mondo, grazie anche al sostegno di Italo Calvino.
Arbasino divenne un membro importante del Gruppo '63, una corrente letteraria neoavanguardista che contestava la cultura tradizionale italiana. Tra le sue opere più celebri ci sono Fratelli d'Italia (1963) e La bella di Lodi (1960), quest'ultima adattata per il cinema insieme a Mario Missiroli l'anno successivo. La sua prosa è caratterizzata da un umorismo pungente e una critica sociale acuta, spesso focalizzata sul provincialismo italiano.
Nel corso della sua carriera collaborò con i più importanti quotidiani come Il Giorno, L'Espresso, Corriere della Sera e la Repubblica. Fu anche un valente critico teatrale e musicale. Tra i suoi contatti significativi vi furono intellettuali del calibro di Italo Calvino ed Elio Vittorini. Inoltre, fu deputato per il Partito Repubblicano Italiano dal 1983 al 1987.
Arbasino fu noto per le sue espressioni ironiche come la famosa invocazione alla "gita a Chiasso", metafora dell'esigenza culturale italiana di aprirsi all'estero per superare il provincialismo nazionale. Le sue opere successive includono titoli come America amore (1998) e Pensieri selvaggi a Buenos Aires (2001), che riflettono la sua tendenza cosmopolita.
Inoltre Arbasino fu profondamente influenzato da Carlo Emilio Gadda; ne analizzò infatti lo stile in saggi quali Genius loci ed L'ingegnere in blu, vincendo nel 2008 il premio del Pen Club, un'associazione internazionale di letterati fondata a Londra nel 1921 da John Galsworthy e che conta, fra i suoi primissimi membri, scrittori del calibro di H.G. Wells, Joseph Conrad e autori come George Bernard Shaw.
Fra i presidenti del PEN (il cui nome è l'acronimo di Poets, Essayists, Novelists) hanno figurato anche Moravia, dei premi Nobel come Böll e Vargas Llosa e il drammaturgo Arthur Miller. La sezione italiana del PEN club fu fondata nel 1922 da una serie di scrittori e poeti fra i quali De Bosis, Gallarati Scotti e Marinetti.
Arbasino ha coniato la diffusissima espressione "casalinga di Voghera". Durante la sua carriera ricevette numerosi premi, sia prima sia dopo l'episodio del 10 settembre 2011, quando abbandonò la cerimonia del premio letterario Boccaccio prima della conclusione, affermando: "Sono qui da due giorni a sentire fanfaluche e convenevoli. Io questo premio non lo voglio, tenetevelo, me ne vado". Morì a Milano all'età di 90 anni dopo una lunga malattia.
Di formazione giuridica, si laureò in Giurisprudenza all'Università Statale di Milano nel 1955. Tuttavia, la sua carriera si orientò presto verso la letteratura e il giornalismo. Nel 1957 si trasferì a Roma dove esordì come scrittore con alcuni racconti pubblicati su riviste come Paragone e Il Mondo, grazie anche al sostegno di Italo Calvino.
Arbasino divenne un membro importante del Gruppo '63, una corrente letteraria neoavanguardista che contestava la cultura tradizionale italiana. Tra le sue opere più celebri ci sono Fratelli d'Italia (1963) e La bella di Lodi (1960), quest'ultima adattata per il cinema insieme a Mario Missiroli l'anno successivo. La sua prosa è caratterizzata da un umorismo pungente e una critica sociale acuta, spesso focalizzata sul provincialismo italiano.
Nel corso della sua carriera collaborò con i più importanti quotidiani come Il Giorno, L'Espresso, Corriere della Sera e la Repubblica. Fu anche un valente critico teatrale e musicale. Tra i suoi contatti significativi vi furono intellettuali del calibro di Italo Calvino ed Elio Vittorini. Inoltre, fu deputato per il Partito Repubblicano Italiano dal 1983 al 1987.
Arbasino fu noto per le sue espressioni ironiche come la famosa invocazione alla "gita a Chiasso", metafora dell'esigenza culturale italiana di aprirsi all'estero per superare il provincialismo nazionale. Le sue opere successive includono titoli come America amore (1998) e Pensieri selvaggi a Buenos Aires (2001), che riflettono la sua tendenza cosmopolita.
Inoltre Arbasino fu profondamente influenzato da Carlo Emilio Gadda; ne analizzò infatti lo stile in saggi quali Genius loci ed L'ingegnere in blu, vincendo nel 2008 il premio del Pen Club, un'associazione internazionale di letterati fondata a Londra nel 1921 da John Galsworthy e che conta, fra i suoi primissimi membri, scrittori del calibro di H.G. Wells, Joseph Conrad e autori come George Bernard Shaw.
Fra i presidenti del PEN (il cui nome è l'acronimo di Poets, Essayists, Novelists) hanno figurato anche Moravia, dei premi Nobel come Böll e Vargas Llosa e il drammaturgo Arthur Miller. La sezione italiana del PEN club fu fondata nel 1922 da una serie di scrittori e poeti fra i quali De Bosis, Gallarati Scotti e Marinetti.
Arbasino ha coniato la diffusissima espressione "casalinga di Voghera". Durante la sua carriera ricevette numerosi premi, sia prima sia dopo l'episodio del 10 settembre 2011, quando abbandonò la cerimonia del premio letterario Boccaccio prima della conclusione, affermando: "Sono qui da due giorni a sentire fanfaluche e convenevoli. Io questo premio non lo voglio, tenetevelo, me ne vado". Morì a Milano all'età di 90 anni dopo una lunga malattia.
Frasi di Alberto Arbasino
Abbiamo un totale di 6 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
Leggi le frasi di Alberto Arbasino
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
Fare oggi un romanzo tradizionale ha lo stesso senso che conquistare oggi l'Eritrea o fondare oggi la Fiat.
Leggi le frasi di Alberto Arbasino