Biografia di Denise Levertov

Denise Levertov
Nazione: Regno Unito    
Denise Levertov nacque a Ilford, Inghilterra il 24 ottobre 1923 e morì a Seattle, Washington il 20 dicembre 1997. Fu scrittrice e poetessa.

Già a cinque anni manifestò il desiderio di diventare scrittrice. All'età di dodici inviò alcuni suoi scritti a T.S. Eliot, che le rispose positivamente incoraggiandola a continuare.
Crescendo, fu influenzata dalle sue radici russe ed ebree. Nel 1939, la sua famiglia emigrò negli Stati Uniti, stabilendosi a New York City.

La sua prima raccolta di poesie, The double image, venne pubblicata nel 1946. Durante gli anni '50, si avvicinò a movimenti di protesta e attivismo politico, riflettendo queste tematiche nelle sue opere.

Nel 1955, sposò l'analista letterario e poeta statunitense Mitchell Goodman, e la coppia si trasferì a Boston, dove Levertov divenne parte della cerchia di poeti associati alla Boston Renaissance. Affascinata dalla lingua inglese americana, subì fortemente l'influenza di autori come Ezra Pound e William Carlos Williams, ma anche dal Trascendentalismo di Thoreau e R.W. Emerson.
La sua produzione poetica rifletteva la sua crescente consapevolezza sociale e politica, toccando temi come la guerra del Vietnam, i diritti civili e l'ambientalismo. Nel 1968 pubblicò The sorrow dance, una raccolta di poesie anti-guerra che ricevette grande attenzione.

Negli anni '70, Denise Levertov si convertì al cristianesimo, e questa esperienza spirituale influenzò notevolmente la sua poesia. La sua ricerca spirituale e la sua riflessione sulla fede divennero temi centrali nelle opere successive.
Tra quelle più conosciute ci sono To stay alive (1971), Candles in Babylon (1982) e This great unknowing: last poems (2000). La sua versatilità stilistica e il suo impegno sociale le valsero numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Shelley Memorial Award nel 1984 e il premio Robert Frost Medal nel 1991.


Frasi di Denise Levertov

Abbiamo un totale di 6 frasi.
Le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.

Che nessuno voglia porre Eros in catene.
Che nessuno voglia armare le sue mani.


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