Biografia di Emilio De Marchi
Nazione: Italia
Emilio De Marchi nacque a Milano il 31 luglio 1851 e morì sempre a Milano il 6 febbraio 1901. Fu scrittore, traduttore e poeta.
Cresciuto in una famiglia di modeste condizioni, De Marchi perse il padre all'età di nove anni, un evento che segnò profondamente la sua infanzia. Nonostante le difficoltà, riuscì a laurearsi in lettere nel 1874 presso l'Accademia scientifico-letteraria di Milano, dove in seguito divenne segretario e libero docente di stilistica.
De Marchi si immerse attivamente nel panorama letterario milanese, un'epoca dominata dalla Scapigliatura, un movimento artistico che cercava di rompere con le convenzioni. Durante questo periodo, strinse legami con diversi intellettuali dell'epoca, tra cui Carlo Dossi e Giosuè Carducci, che influenzarono la sua visione letteraria. La sua opera rifletteva un forte attaccamento ai valori morali e sociali, seguendo gli insegnamenti di Alessandro Manzoni e mantenendo una certa distanza dalle esasperazioni del naturalismo.
Nel 1876, fondò la rivista La vita nuova insieme ad Ambrogio Bazzero ed Ettore Borghi. Tuttavia, si dimise quando la rivista si fuse con Il preludio, ritenendo inconciliabili i due punti di vista. La sua carriera come traduttore è altrettanto significativa; tra il 1885 e il 1886, pubblicò una traduzione in versi delle favole di Jean de La Fontaine, illustrata da Gustave Doré, che è ancora oggi apprezzata per la sua freschezza e capacità di attualizzare i testi originali.
Emilio De Marchi è noto per i suoi romanzi che esplorano la vita della piccola borghesia milanese e dei contadini lombardi. Dopo le prime opere, tra le quali citiamo Dopo un duello (1877), Giacomo l'idealista (1886) e La bella pigotta (1889), nel 1890 venne pubblicata la sua più celebre, Demetrio Pianelli, considerato il suo capolavoro. Seguì poi Col fuoco non si scherza (1901), in gran parte ambientato nella villa di Sala Comacina, dove scrisse molte delle sue opere.
Nel 1880, De Marchi sposò Lina Martelli e dalla loro unione nacquero due figli: Marco e Cesarina. La perdita della figlia quindicenne Cesarina nel 1897 colpì profondamente De Marchi, influenzando il suo stato d'animo e la sua produzione letteraria di quegli anni. Oltre alla scrittura, fu attivo anche nella vita pubblica; nel 1891 fu eletto consigliere comunale a Milano e ricoprì vari incarichi in istituzioni caritative.
Emilio De Marchi morì a Milano il 6 febbraio 1901 ed è sepolto nel cimitero di Paderno Dugnano.
Cresciuto in una famiglia di modeste condizioni, De Marchi perse il padre all'età di nove anni, un evento che segnò profondamente la sua infanzia. Nonostante le difficoltà, riuscì a laurearsi in lettere nel 1874 presso l'Accademia scientifico-letteraria di Milano, dove in seguito divenne segretario e libero docente di stilistica.
De Marchi si immerse attivamente nel panorama letterario milanese, un'epoca dominata dalla Scapigliatura, un movimento artistico che cercava di rompere con le convenzioni. Durante questo periodo, strinse legami con diversi intellettuali dell'epoca, tra cui Carlo Dossi e Giosuè Carducci, che influenzarono la sua visione letteraria. La sua opera rifletteva un forte attaccamento ai valori morali e sociali, seguendo gli insegnamenti di Alessandro Manzoni e mantenendo una certa distanza dalle esasperazioni del naturalismo.
Nel 1876, fondò la rivista La vita nuova insieme ad Ambrogio Bazzero ed Ettore Borghi. Tuttavia, si dimise quando la rivista si fuse con Il preludio, ritenendo inconciliabili i due punti di vista. La sua carriera come traduttore è altrettanto significativa; tra il 1885 e il 1886, pubblicò una traduzione in versi delle favole di Jean de La Fontaine, illustrata da Gustave Doré, che è ancora oggi apprezzata per la sua freschezza e capacità di attualizzare i testi originali.
Emilio De Marchi è noto per i suoi romanzi che esplorano la vita della piccola borghesia milanese e dei contadini lombardi. Dopo le prime opere, tra le quali citiamo Dopo un duello (1877), Giacomo l'idealista (1886) e La bella pigotta (1889), nel 1890 venne pubblicata la sua più celebre, Demetrio Pianelli, considerato il suo capolavoro. Seguì poi Col fuoco non si scherza (1901), in gran parte ambientato nella villa di Sala Comacina, dove scrisse molte delle sue opere.
Nel 1880, De Marchi sposò Lina Martelli e dalla loro unione nacquero due figli: Marco e Cesarina. La perdita della figlia quindicenne Cesarina nel 1897 colpì profondamente De Marchi, influenzando il suo stato d'animo e la sua produzione letteraria di quegli anni. Oltre alla scrittura, fu attivo anche nella vita pubblica; nel 1891 fu eletto consigliere comunale a Milano e ricoprì vari incarichi in istituzioni caritative.
Emilio De Marchi morì a Milano il 6 febbraio 1901 ed è sepolto nel cimitero di Paderno Dugnano.
Frasi di Emilio De Marchi
Abbiamo un totale di 7 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
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La pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni.
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