Frasi di William Shakespeare

151/216

Ma parla..Oh, dì ancora qualcosa, angelo splendente, così glorioso in questa notte, lassù, sopra la mia testa, come un messaggero alato del cielo quando abbaglia gli occhi stupi

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L'amore corre ad incontrar l'amore con la gioia con cui gli scolaretti fuggon dai loro libri; ma l'amore che deve separarsi dall'amore ha il volto triste degli scolaretti quando

153/216

Il pericolo è più nei tuoi occhi che in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio.

154/216

Con le ali dell'amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all'amore e ciò che amor vuole amore osa.

155/216

M'ami tu? So bene che dirai "sì" e io accetterò il tuo verbo; però, se giuri, potresti riuscir falso: agli spergiuri degli amanti, Giove dicono ride.

156/216

Anche se tu mi dai tanta gioia, non provo gioia per il giuramento di stanotte: è troppo avventato, affrettato, improvviso, troppo simile al lampo, che svanisce prima che uno po

157/216

È fidato il vostro servo? Non avete mai sentito dire che due persone possono serbare un segreto se soltanto una sola lo conosce?

158/216

Gli piace sentirsi parlare; parla più in un'ora di quanto ascolti in un mese.

159/216

Chi è troppo veloce, arriva tardi, come chi va troppo lentamente.

160/216

Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si consumano al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevol

161/216

Tebaldo: Mercuzio, tu tieni corda a Romeo? Mercuzio: Corda? E che ci hai preso, per violinisti? Se ci credi violinisti, non sentirai da noi che stonature. Ecco l'archetto del mi

162/216

Mercuzio: Sono ferito. La peste alle vostre famiglie. A tutte e due. Sono spacciato. E quell'altro che è scappato, non ha nulla? Benvolio: Oh! Sei ferito? Mercuzio: Uno sgraffio

163/216

Vieni dunque, o notte solenne, matrona sobriamente vestita di nero, e apprendimi a perdere una partita vinta, nella quale vengon giuocate due intatte verginità.

164/216

Tu sei sposato alla calamità. L'afflizione s'è innamorata della tua persona, e tu ti sei sposata la sventura.

165/216

No: più mondo non è, fuor delle mura
Di Verona: ma carcere di pene,
Ma tormento, ma inferno. Ahi! che l'esiglio
Da queste mura è l'esiglio dal mondo,
E l'esiglio dal mon

166/216

Giulietta: Vuoi già partire? L'alba è ancor lontana.
Era dell'usignolo,
non dell'allodola, il cinguettio
che ha ferito poc'anzi il trepidante
cavo del tuo orecchio. Un u

167/216

L'allodola,
a martellar gli archivolti del cielo
con le sue note, sopra il nostro capo.

168/216

È giorno, invece, è giorno! Ahimè, fa' presto!
Va'! È l'allodola quella che canta,
ora, con quel suo verso fuori tono,
sforzandolo con aspre dissonanze.
Dicono che l'all

169/216

Giulietta: Ciò che deve essere, sarà. Frate Lorenzo: Questa è una sentenza sicura.

170/216

Eh, monsignore, non è provetto cuoco di mestiere, quello che non si sa leccar le dita.

171/216

Non tentare un uomo disperato.

172/216

Amore mio, mia sposa! La morte, che ha gia succhiato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto sulla tua bellezza. Ancor sulle tue labbra e le tue guance risplende rosea la glor

173/216

O speziale veritiero! Il tuo veleno è rapido. E così con un bacio io muoio.

174/216

Pugnale benedetto! Ecco il tuo fodero... [Si colpisce al petto] qui dentro arrugginisci, e dammi morte.

175/216

Questa mattina porta una pace che rattrista; nemmeno il sole mostrerà la sua faccia. Andiamo via da qui, a ragionare di questi dolorosi avvenimenti. Per alcuni sarà il perdono,

176/216

Il resto è silenzio.

177/216

Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.

178/216

Buona cucina e buon vino, è il paradiso sulla terra!

179/216

Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, statura, sensi, affetti, passioni? Non si nutre anche lui di cibo? Non sente anche lui le ferite? Non è soggetto anche lui ai malanni

180/216

Essere, o non essere, questo è il problema: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d'atroce fortuna o prender armi contro un mare d'affanni e, opponendos

181/216

Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente.

182/216

Niente è buono o cattivo se non è tale nel nostro pensiero.

183/216

Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia ritenermi Re di uno spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni.

184/216

L'amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve, è fuoco che sfavilla scintillando negli occhi degli amanti; s'è ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime

185/216

Quando la tua anima è pronta, lo sono anche le cose.

186/216

Insegnami a scordarmi di pensare.

187/216

Si soffre molto per il poco che ci manca e gustiamo poco il molto che abbiamo.

188/216

Rinuncia al tuo potere di attrarmi ed io rinuncerò alla mia volontà di seguirti.

189/216

Le loro labbra erano quattro rose su uno stelo, e nell'estate della loro bellezza si baciarono...

190/216

Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d'avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?

191/216

Tu dici che ami la pioggia, ma quando piove apri l'ombrello.
Tu dici che ami il sole, ma quando splende cerchi l'ombra.

192/216

Se ci pungete, non sanguiniamo, e se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate torto, non ci vendicheremo?

193/216

Tutti i giorni sono notti a vedersi, finché non vedo te, e le notti giorni luminosi, quando i sogni si mostrano a me.

194/216

I viaggi finiscono laddove s'incontrano gli amanti.

195/216

Oh, sono riuscita a comprare il palazzo dell'amore, ma non ancora a venirne in possesso.

196/216

Il tuo silenzio, astuto e chiuso,
alla mia debolezza ruba i segreti più fondi.
Chiudimi la bocca.

197/216

Appena nati, vedi, noi si piange,
perché ci si ritrova all'improvviso
su questo palcoscenico di pazzi.

198/216

Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi.

199/216

Dio vi ha dato un viso e voi ve ne create un altro.

200/216

Quel ricordo del tuo dolce amor tanto m'appaga
ch'io più non muto l'aver mio con alcun regno.


Biografia di William Shakespeare