Frasi di William Shakespeare

201/245

Oh! Guardati, mio signore, dalla gelosia.
È il mostro dagli occhi verdi.

202/245

Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni.

203/245

Thus from my lips, by thine, my sin is purged.

204/245

It is a wise father that knows his own child.

205/245

Beware the ides of March!

206/245

Guardati dalle idi di marzo!

207/245

Every cloud engenders not a storm.

208/245

Non tutte le nubi fan tempesta.

209/245

If you have tears, prepare to shed them now.

210/245

Se avete lacrime, preparatevi a versarle adesso.

211/245

Guardata: io soffio su questa piuma per allontanarla dal mio viso, e l'aria la respinge di nuovo verso di me, ed essa obbedisce al mio fiato quando io vi soffio sopra, e cede, invece, a un'altra forza quand'è quest'ultima a soffiarvi, e insomma è sempre governata da quel vento che spira più robusto: tale è la leggerezza di voi uomini del popolo.

212/245

I grandi della terra possono ben scherzare con i santi. In loro dimostra presenza di spirito. Ma nei poveri mortali è turpe sacrilegio.
Quel che nel capitano è soltanto una parola pronunziata in un momento di collera, nel soldato è pura e semplice bestemmia.

213/245

Non prendere a prestito e non prestare, ché un prestito, spesso, perde se stesso e l'amico.

214/245

Il derubato che ride, ruba qualcosa al ladro; e se stesso deruba colui che spende un dolore inutile.

215/245

Sempre il puzzo del sangue. Tutte le essenze d'Arabia non riusciranno a profumare questa piccola mano!

216/245

Mi ricordo ora d'un detto: "Lo sciocco crede d'esser saggio, ma il saggio sa anche troppo bene d'essere uno sciocco."

217/245

La piaga della pace è la sicurezza, quel genere di sicurezza che è sicuro di sé, mentre il dubbio molesto viene detto il fanale dell'uomo assennato, la sonda che ricerca il fondo del peggio.

218/245

M'è sembrato di udire una voce che gridava: "Non dormirai più! Macbeth uccide il sonno", il sonno innecente, il sonno che pattina e ravvía il filaticcio di seta arruffato delle cure di quaggiù, morte della vita d'ogni giorno, bagno ristoratore del faticoso affanno, balsamo alla dolente anima stanca, piatto forte alla mensa della grande Natura, nutrimento principale nel banchetto della vita.

219/245

La speranza di chi è dalla parte della verità è veloce e vola con ali di rondine; essa trasforma i re in iddii e le più umili creature in re.

220/245

Anche i più poveri tra i mendicanti hanno qualcosa, per quanto misera, ch'è loro superflua. Se non si concede alla natura qualcosa di più di quel che la natura abbisogna, allora vuol dire che la vita d'un uomo val quanto quella d'una bestia.

221/245

Devi sapere, Silio, che quando colui cui serviamo si trovi lontano, è meglio omettere di fare qualcosa, anziché acquistarsi, per una degna azione compiuta, una fama troppo grande.

222/245

La sveltezza da nessuno è più ammirata che dagli ignavi.

223/245

La sventura costringe l'uomo a far la conoscenza di ben strani compagni di letto.

224/245

Il Tempo viaggia con diversa andatura a seconda delle persone. Vi dirò io con chi il Tempo va all'ambio, con chi va al trotto, con chi al galoppo e con chi, infine, se ne resta affatto immobile senza muovere un passo.

225/245

Ne ho sentite abbastanza anche sui vostri cosmetici: Iddio vi ha dato un volto e voi ve ne fabbricate un altro.

226/245

Lui, fra dodici, scoperse il tradimento in uno solo; io, in dodicimila, l'ho scoperto in tutti.

227/245

Gli uomini chiudono la propria porta contro il sole che tramonta.

228/245

Quando son corteggiate, le donne paiono angeli. Ma una volta conquistate, non sono più nulla. Se una donna amata non sa questo, vuol dire che non sa nulla. E non è ancora nata quella donna che gusti l'amore soddisfatto quanto il desiderio che si fa supplice.

229/245

La frivola vanità, cormorano insaziabile, non esita a pascersi di sé medesima.

230/245

Il piacere e la vendetta sono più sordi del serpente alla voce di una decisione equa.

231/245

O Vergogna, dov'è il tuo rossore?

232/245

I viaggiatori non han mai detto pur una sola bugia, per quanto gli sciocchi che se ne restano a casa rifiutino di prestar loro fede.

233/245

I vigliacchi muoiono molte volte innanzi di morire; mentre i coraggiosi provano il gusto della morte una volta sola.

234/245

Vuoi esser dunque una seconda Penelope? A quel che si dice, tutta la tela che filò nell'assenza di Ulisse non servì ad altro che a riempir tutta Itaca di tarme.

235/245

La vita non è che un'ombra in cammino; un povero attore, che s'agita e si pavoneggia per un'ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore e senza alcun significato.

236/245

Quant'è amara anche la musica più dolce, quando non si va a tempo e non si rispettano le leggi dell'armonia! E lo stesso vale per la musica nelle vite degli uomini.

237/245

Attraverso i panni laceri si mostrano meglio i piccoli vizi, mentre i roboni e le pellicce tutti li nascondono, grandi e piccoli.

238/245

Sia maledetta la fama! La si può portare come un giustacuore di cuoio sia al diritto che al rovescio.

239/245

Se il fare fosse facile come il sapere quel ch'è bene fare, le cappelle sarebbero chiese, e le casupole dei poveri sarebbero palazzi di principi.

240/245

Una fatica nella quale proviamo piacere è medicina alla pena che se ne sopporta.

241/245

Il silenzio è il più perfetto araldo della felicità. Se potessi dire quanto sono felice, vorrebbe dire che sarei felice soltanto in piccola misura.

242/245

La pazzia, signore, se ne va a passeggio per il mondo come il sole, e non v'è luogo in cui non risplenda.

243/245

E mostreremo all'uom che l'allegria
d'oneste donne ogni onestà comporta.
Fra le femmine quella è la più ria
che fa la gattamorta.

244/245

I clamori avvelenati di una donna gelosa, son più micidiali che i denti d'un cane idrofobo.

245/245

Guardatevi, signore, dalla gelosia: è il mostro dagli occhi verdi, che irride al cibo di cui si nutre.


Biografia di William Shakespeare