Biografia di Luigi don Sturzo

Nazione: Italia
Luigi Sturzo nacque a Caltagirone (CT) il 26 novembre 1871 e morì a Roma il giorno 8 agosto 1959. Fu presbitero e politico.
Nacque in una famiglia aristocratica molto religiosa. Ordinato sacerdote nel 1894, si laureò in teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma nel 1896. Durante i suoi studi, Sturzo si avvicinò alle problematiche sociali e politiche del suo tempo, influenzato dalla dottrina sociale della Chiesa e dalle idee di esponenti come Giuseppe Toniolo e Romolo Murri.
Tornato a Caltagirone, si dedicò attivamente all'organizzazione del movimento cattolico, fondando un comitato diocesano per le associazioni di operai, agricoltori e studenti, oltre a una cassa rurale e una società di mutuo soccorso per artigiani, ma nel 1906 si distaccò da questo movimento per dar vita al Partito Popolare Italiano (PPI) nel 1919. Questo partito rappresentò un'importante svolta per l'impegno dei cattolici nella politica italiana, e Sturzo ne divenne il segretario fino al 1923.
Il 18 gennaio 1919, lanciò il famoso "Appello ai liberi e forti", che invitava i cittadini a unirsi per promuovere giustizia e libertà in un'Italia reduce dalla Prima Guerra Mondiale. Sotto la sua guida, il PPI divenne un attore fondamentale nella scena politica italiana, opponendosi con fermezza al nascente regime fascista di Mussolini.
A causa della sua opposizione al fascismo, nel 1924 Sturzo fu costretto a dimettersi dai suoi incarichi politici e a rifugiarsi all'estero, prima a Londra e poi a New York. Durante il suo esilio, si dedicò allo studio del totalitarismo e pubblicò diverse opere analizzando le dinamiche politiche europee del tempo. Ritornò in Italia solo nel 1946, dopo la caduta del regime fascista.
Negli anni successivi al suo rientro, Sturzo continuò a essere attivo nella vita pubblica; nel 1947 fu nominato giudice dell'Alta Corte per la Regione Siciliana e nel 1952 divenne senatore a vita grazie alla nomina del presidente Luigi Einaudi. Nonostante il suo impegno politico, Sturzo sostenne sempre la necessità di mantenere una netta separazione tra la Chiesa e la politica, promuovendo l'autonomia dei cattolici nelle istituzioni.
I suoi scritti sono stati raccolti nella cosiddetta Opera omnia, consistente in 45 volumi divisi in tre parti. Nella prima troviamo L'Italia e il suo avvenire dove analizza le problematiche socio-economiche del Sud Italia. Nella seconda, che raccoglie saggi, articoli e discorsi di Sturzo, troviamo per esempio Battaglie per la libertà. La terza serie comprende scritti di vario genere, dai temi giuridici a quelli letterari e morali, accompagnati da un ricco epistolario. Tra i suoi scritti più noti vi è l'Appello ai Siciliani, pubblicato nel 1959, in cui affronta per la prima volta il tema della mafia in modo esplicito.
Altre lettere e carteggi fra lui e Alcide De Gasperi sono stati pubblicati in volumi separati.
Nacque in una famiglia aristocratica molto religiosa. Ordinato sacerdote nel 1894, si laureò in teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma nel 1896. Durante i suoi studi, Sturzo si avvicinò alle problematiche sociali e politiche del suo tempo, influenzato dalla dottrina sociale della Chiesa e dalle idee di esponenti come Giuseppe Toniolo e Romolo Murri.
Tornato a Caltagirone, si dedicò attivamente all'organizzazione del movimento cattolico, fondando un comitato diocesano per le associazioni di operai, agricoltori e studenti, oltre a una cassa rurale e una società di mutuo soccorso per artigiani, ma nel 1906 si distaccò da questo movimento per dar vita al Partito Popolare Italiano (PPI) nel 1919. Questo partito rappresentò un'importante svolta per l'impegno dei cattolici nella politica italiana, e Sturzo ne divenne il segretario fino al 1923.
Il 18 gennaio 1919, lanciò il famoso "Appello ai liberi e forti", che invitava i cittadini a unirsi per promuovere giustizia e libertà in un'Italia reduce dalla Prima Guerra Mondiale. Sotto la sua guida, il PPI divenne un attore fondamentale nella scena politica italiana, opponendosi con fermezza al nascente regime fascista di Mussolini.
A causa della sua opposizione al fascismo, nel 1924 Sturzo fu costretto a dimettersi dai suoi incarichi politici e a rifugiarsi all'estero, prima a Londra e poi a New York. Durante il suo esilio, si dedicò allo studio del totalitarismo e pubblicò diverse opere analizzando le dinamiche politiche europee del tempo. Ritornò in Italia solo nel 1946, dopo la caduta del regime fascista.
Negli anni successivi al suo rientro, Sturzo continuò a essere attivo nella vita pubblica; nel 1947 fu nominato giudice dell'Alta Corte per la Regione Siciliana e nel 1952 divenne senatore a vita grazie alla nomina del presidente Luigi Einaudi. Nonostante il suo impegno politico, Sturzo sostenne sempre la necessità di mantenere una netta separazione tra la Chiesa e la politica, promuovendo l'autonomia dei cattolici nelle istituzioni.
I suoi scritti sono stati raccolti nella cosiddetta Opera omnia, consistente in 45 volumi divisi in tre parti. Nella prima troviamo L'Italia e il suo avvenire dove analizza le problematiche socio-economiche del Sud Italia. Nella seconda, che raccoglie saggi, articoli e discorsi di Sturzo, troviamo per esempio Battaglie per la libertà. La terza serie comprende scritti di vario genere, dai temi giuridici a quelli letterari e morali, accompagnati da un ricco epistolario. Tra i suoi scritti più noti vi è l'Appello ai Siciliani, pubblicato nel 1959, in cui affronta per la prima volta il tema della mafia in modo esplicito.
Altre lettere e carteggi fra lui e Alcide De Gasperi sono stati pubblicati in volumi separati.
Frasi di Luigi don Sturzo
Abbiamo un totale di 2 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
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Un programma politico non si inventa, si vive.
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