Biografia di Leo Longanesi

Leo Longanesi
Nazione: Italia    
Leopoldo Longanesi nacque a Bagnacavallo (RA) il 30 agosto 1905 e morì a Milano il 27 settembre 1957. Fu scrittore, editore, giornalista e aforista.
Nato da famiglia agiata, a 6 anni si trasferì a Bologna dove la madre lo fece studiare nelle migliori scuole. I genitori fecero di tutto per invitare a casa loro poeti, scrittori ed intellettuali per permettere a Leo di abituarsi alla cultura. Già a quindici anni, infatti, creò il suo primo foglio stampato, chiamato Il marchese, in numero unico. Ne seguirono poi altri dove Leo manifestò le proprie doti artistiche, anche nel disegno. Dopo il liceo si iscrisse a Giurisprudenza all'Università di Bologna.

Nei primi anni 20 si inserì nella vita intellettuale della città esponendo alcuni suoi quadri in stile futurista all'Esposizione annuale di Belle arti. Iniziò poi a collaborare con l'organo della federazione fascista di Bologna, chiamato L'assalto. Passò qualche tempo a Roma, dove incontrò scrittori come Antonio Baldini, Riccardo Bacchelli e altri, nonchè Curzio Malaparte.

Nel 1926 la sua vita ebbe una svolta, perchè Leo fondò una rivista chiamata L'italiano, scrive il suo primo libro e, soprattutto, lasciò gli studi per dedicarsi all'editoria. L'anno dopo fondò la sua casa editrice, L'italiano editore pubblicando lavori di Bacchelli, Malaparte e Baldini.
Nel maggio del 1931 avvenne un episodio; a Bologna, il direttore d'orchestra Arturo Toscanini fu schiaffeggiato da alcuni squadristi per essersi rifiutato di intonare l'inno del Partito Nazionale Fascista Giovinezza. Longanesi diede le dimissioni da L'assalto, ma non ruppe i rapporti con il fascismo. Nel 1935 curò la propaganda per la Guerra d'Etiopia e poi chiese al regime la direzione di un giornale importante. Ne volle fondare uno suo, ma dovette aspettare quasi due anni per avere il permesso di creare Omnibus, considerato il capostipite dei settimanali di informazione in Italia. Longanesi fu più o meno il factotum: suggeriva gli articoli, li correggeva, li tagliava e li modificava. Il tutto era arricchito dalle firme di Montanelli, Moravia, Mario Soldati e altri. Venne chiuso dopo due anni.
Nel dopo-guerra si trasferì a Milano, dove fondò la casa editrice Longanesi & C. e pubblicò manifesti e volantini di carattere politico ed arrivò persino a creare una radio clandestina, radio Garibaldi, che trasmetteva da un camioncino guidato per le vie di Milano da Montanelli e lui stesso. Nel 1950 fondò una rivista culturale chiamata Il borghese che si occupava del costume dell'Italia intellettuale. Le sue forti critiche nei confronti della democrazia fecero sì che il governo fosse tra i primi a premere per la chiusura della rivista. Il suo socio Giovanni Monti gli propose di separare la rivista dalla casa editrice, ma Longanesi rifiutò. Venne estromesso dal consiglio di amministrazione e se ne andò pagando 5 milioni di lire per tenere per sè Il borghese. Quando morì per infarto, nel 1957, alla sepoltura parteciparono solo pochissime persone. In un aneddoto raccontato solo 30 anni dopo, Indro Montanelli ricorda che la figlia Virginia Longanesi, all'epoca quattordicenne, commentò: "E dire che gli orfani mi sono sempre stati così antipatici..."


Frasi di Leo Longanesi

Abbiamo un totale di 6 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.

Italiani: dei buoni a nulla capaci di tutto.


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