Biografia di Indro Montanelli

Indro Montanelli
Nazione: Italia    
Indro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli nacque a Fucecchio (FI) il 22 aprile 1909 e morì a Milano il 22 luglio 2001. Fu scrittore e giornalista.
Il nome Indro fu scelto appositamente dal padre per fare in modo che non avesse un onomastico (non esiste infatti alcun santo con quel nome) per contrasti con la famiglia della moglie. Dopo il liceo, Indro si laureò in Giurisprudenza all'Università di Firenze e poi anche in Sicienze Politiche e Sociali. Successivamente seguì corsi di specializzazione alla Sorbona (Parigi) e a Cambridge. Iniziò a scrivere articoli e a collaborare con alcune riviste del regime fascista e arrivò anche ad incontrare Mussolini. Quando la rivista "L'universale" chiuse, partì per Parigi e divenne giornalista di cronaca nera per Paris-Soir che lo inviò in Norvegia e poi in Canada. I suoi articoli vennero notati da un inviato della United Press a Parigi, che suggerì la sua assunzione da parte dell'agenzia. Fu però Paris-Soir, con il quale continuò ad intrattenere rapporti, a permettergli di intervistare Henry Ford.
Quando l'Italia invase l'Etiopia, nel 1935, Montanelli cercò di diventare corrispondente di guerra, ma il posto fu offerto a qualcun altro. Allora si licenziò e si arruolò diventando comandante di una compagnia nel XX Battaglione Eritreo. Fu ferito e succesivamente, grazie all'intervento del padre, divenne giornalista per La nuova Eritrea, il quotidiano di Asmara. In Etiopia, com'era d'uso all'epoca, comprò una ragazzina dal padre di questa per sposarla. Nell'agosto del 1926, però, rientrò in Italia col padre.
L'anno successivo Montanelli bussò alla porta del settimanale Omnibus di Leo Longanesi e i due divennero amici. Partì poi per la Spagna come corrispondente sia de Il messaggero sia di Omnibus. Quando scrisse che nella battaglia di Santander l'unico vero nemico era stato il caldo, Mussolini gli revocò la licenza di giornalista e anche la tessera del partito. Fu processato, e avrebbe potuto essere mandato al confino, ma gli fu trovato un posto all'Istituto Italiano di cultura in Estonia. Tornò a Milano nel 1938 durante un congedo estivo, conobbe una donna austriaca, Margarethe de Colins de Tarsienne, di cui si imnnamorò e quindi non volle più tornare in Estonia. Chiese invece di ottenere un posto al Corriere della Sera. Il direttore, Aldo Borelli, non potè assumerlo perchè non aveva più la tessera del partito, ma lo fece lavorare come inviato senza contratto. Montanelli prese alloggio nello stesso appartamento dove viveva Dino Buzzati e i due divennero amici. Durante la seconda guerra mondiale Indro si recò sui vari fronti di guerra in Europa, Polonia, Estonia, Finlandia. Arrivò persino a incontrare Adolf Hitler in Polonia durante il primo giorno di invasione. Andò anche in Albania e in Norvegia. Fu assunto dal Corriere come corrispondente di guerra nel 1940. Sposò Margarethe nel 1942, in un complicato matrimonio celebrato dal cardinale Schuster a Milano. Nel 1944 lui e la moglie furono arrestati e portati nel carcere tedesco di Gallarate e sembrava che la sua fucilazione fosse invetabile ma, grazie ad una fitta rete di contatti, fra i quali si annoverava anche il cardinale Schuster, venne trasferito a San Vittore, a Milano, dove conobbe Mike Bongiorno, anche lui in carcere perchè staffetta dei partigiani. Ricambolescamente, riuscì a cavarsela grazie soprattutto all'aiuto di Luca Ostèria, funzionario dell'OVRA, che fabbricò un falso ordine di trasferimento per Luino. Da lì Montanelli fuggì a piedi a Lugano dove collaborò con diversi giornali di tutta la Svizzera fino alla fine della guerra.
Ritornato poi a Milano, e al Corriere, che nel frattempo era stato commissariato dal CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), Montanelli dovette ricominciare la gavetta da La Domenica del Corriere. Nel frattempo uscì in Italia il suo romanzo Qui non riposano, pubblicato precedentemente in Svizzera , che ebbe un successo immediato. La collaborazione con il Corriere durò circa 40 anni, ma fondò anche una sua testata, Il giornale dove scriveva come opinionista abbastanza coservatore.
Nel 1977 fu gambizzato durante un attentato delle Brigate Rosse. Nello stesso anno Berlusconi acquistò molte azioni de Il giornale ma lasciò sempre Montanelli libro di fare le cose come voleva lui e le cose funzionarono bene, tant'è che Indro divenne opinionista principlae di Cnalae 5. Fino al 1994. Quando Berlusconi decise di buttarsi in politica, si recò alla redazione del quotidiano dicendo ai giornalist che se avessero voluto stipendi più alti avrebbero dovuto appoggiare i suoi interessi politici. 55 giornalisti diedero le dimissioni. Montanelli declinò l'offerta di Gianni Agnelli di diventare direttore del Corriere e fondò invece il settimanale La voce, assumendo i 55 giornalisti fuoriusciti da Il Giornale. "La voce" venne trasformato in quotidiano, ma ebbe scarso successo e chiuse nell'aprile del 1995. Tornò quindi al Corriere per curare La Stanza di Montanelli, una rubrica di colloqui con i lettori dalla quale vennero poi estratti i più significativi e pubblicati in due libri antologici. Morì a Milano e le sue ceneri vennero tumulate sulla tomba della madre a Fucecchio, suo luogo di nascita.


Frasi di Indro Montanelli

Abbiamo un totale di 6 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.

Strano paese il nostro. Colpisce i venditori di sigarette, ma premia i venditori di fumo.


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