Frasi di Albert Einstein
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Fra le menti scientifiche più profonde difficilmente ne troverete una priva di un particolare sentimento religioso tutto suo. Tuttavia è diverso dalla religione dell'uomo semplice. Per quest'ultimo Dio è un essere dalla cui attenzione si spera di trarre beneficio e di cui si teme la punizione; una sublimazione di un sentimento simile a quello di un figlio verso il padre, un essere con cui in qualche modo si ha una relazione personale, per quanto profondamente possa essere mista a paura.
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La seconda cosa che colpisce il visitatore è l'atteggiamento gioioso e positivo verso la vita. Il sorriso sui volti della gente nelle fotografie è sintomatico di una delle più grandi qualità dell'americano. È amichevole, fiducioso, ottimista e senza invidia. L'europeo trova che il rapporto con gli americani è facile e gradevole.
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Il prestigio del governo è stato senza dubbio diminuito considerevolmente dalle leggi proibizioniste. Perché nulla è più distruttivo del rispetto per il governo e la legge del paese che promulgare delle leggi che non si possono far rispettare con la forza. È un segreto di Pulcinella che il pericoloso aumento del crimine in questo paese è strettamente connesso a queste leggi.
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Il locale pubblico è un luogo che dà alla gente l'occasione per scambiare opinioni e idee sulle questioni dello Stato. Per quanto io possa vedere, qui la gente non ha la possibilità di farlo e ne segue che la stampa, principalmente controllata da precisi interessi, ha un'influenza eccessiva sulle opinioni della gente.
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Perché si dovrebbe aprire la porta a una persona che divora il capitalismo ben cotto con lo stesso appetito e gusto del minotauro cretese che nei tempi andati divorava dolci ragazze greche, e in soprammercato è abbastanza franco da evitare ogni guerra, tranne quella inevitabile con la propria moglie?
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La gente cerca di minimizzare il pericolo limitando gli armamenti e promulgando leggi restrittive per la conduzione della guerra. Ma la guerra non è un gioco di famiglia in cui i giocatori sono lealmente ligi alle regole. Dove sono in ballo la vita e la morte, obblighi e regole vengono meno.
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La vita dell'individuo ha senso fintanto che aiuta nel rendere più nobile e più bella la vita di ogni cosa vivente. La vita è sacra vale a dire che è il supremo valore, cui sono subordinati tutti gli altri valori. Il considerare come sacra la vita sopra-individuale porta con sé un rispetto per tutto ciò che è spirituale una particolare caratteristica della tradizione ebraica.
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Il giudaismo non è una dottrina: il Dio ebraico è semplicemente la negazione della superstizione, un esito immaginario della sua negazione. È altresì un tentativo di basare la legge morale sulla paura, un tentativo deplorevole e disdicevole. Eppure mi sembra che la forte tradizione morale della nazione ebraica si sia in larga parte liberata da questa paura. È chiaro anche che "servire Dio" era equiparato a "servire il vivente". I migliori del popolo ebraico, specialmente i profeti e Gesù, hanno lottato instancabilmente per questo.
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Non è facile definire chiaramente il termine "verità scientifica": del pari, il senso della parola "verità" è diverso a seconda che si riferisca a fatti psicologici, a una proporzione matematica o a una teoria di scienza naturale. Ma non posso proprio farmi un'idea chiara di ciò che s'intende per "verità religiosa".
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La ricerca scientifica può diminuire la superstizione incoraggiando il ragionamento e l'esplorazione causale. È certo che alla base di ogni lavoro scientifico un po' delicato si trova la convinzione, analoga al sentimento religioso, che il mondo è fondato sulla ragione e può essere compreso.
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Quale varietà di stili nel tempio della scienza! E come diversi sono gli uomini che lo frequentano e diverse le forze morali che ve li hanno condotti! Più di uno si dedica alla scienza con la gioia di rendersi conto delle proprie superiori facoltà intellettuali: per lui la scienza è lo sport preferito che gli permette di vivere una vita intensa e di appagare le sue ambizioni. Ve ne sono anche molti i quali, unicamente allo scopo utilitario, vogliono portare la loro offerta alla effervescenza del cervello. Basterebbe che un angelo divino cacciasse dal tempio gli uomini di queste categorie e l'edificio rimarrebbe vuoto in modo inquietante, se non vi restassero alcuni uomini del presente e del passato: di questo numero fa parte il nostro Plank ed è questa la ragione per cui lo amiamo.
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Io credo con Schopenhauer che l'impulso più potente che li spinge verso l'arte e la scienza è il desiderio di evadere dalla vita d'ogni giorno con la sua dolorosa crudezza e il suo vuoto senza speranza di sfuggire alle catene dei desideri individuali più sensibili fuori del loro io individuale, verso il mondo della contemplazione e del giudizio obiettivo.
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Con questa ipotesi dei quanti, egli [Max Planck] ha capovolto la meccanica classica, nel caso in cui masse sufficientemente piccole si spostano con velocità che toccano valori assai piccoli e accelerazioni sufficientemente grandi. Di modo che oggi non possiamo più considerare valide le leggi del movimento di Galileo e di Newton se non come leggi-limite.
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Noi onoriamo l'antica Grecia come la culla della scienza occidentale. Là, per la prima volta, è stato creato un sistema logico, meraviglia del pensiero, i cui enunciati si deducono così chiaramente gli uni dagli altri che ciascuna delle proposizioni dimostrate non solleva il minimo dubbio: si tratta della geometria di Euclide. Quest'opera ammirevole della ragione ha dato al cervello umano la più grande fiducia nei suoi sforzi ulteriori. Colui che nella sua prima giovinezza non ha provato entusiasmo davanti a quest'opera non è nato per fare lo scienziato teorico.
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Il pensiero logico, da solo, non ci può fornire conoscenze sul mondo dell'esperienza e termina in essa. Le proposizioni puramente logiche sono vuote davanti alla realtà. È grazie a questa conoscenza e soprattutto per averla fatta penetrare a colpi di martello nel mondo della scienza, che Galileo è diventato il padre della fisica moderna e soprattutto delle scienze naturali moderne.
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L'esperienza resta naturalmente l'unico criterio per utilizzare una costruzione matematica per la fisica; ma è nella matematica che si trova il principio veramente creatore. Da un certo punto di vista, riconosco che il pensiero puro è capace di afferrare la realtà, come gli antichi pensavano.
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Per capire quanto fosse difficile il compito di determinare il movimento reale di rotazione bisogna comprendere quel che segue. Non si vede mai dove si trova realmente un pianeta in un determinato momento; si vede soltanto in quale direzione esso è visto dalla Terra la quale descrive, essa stessa, una curva di natura sconosciuta intorno al Sole. Le difficoltà parevano dunque insormontabili.
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In epoche turbate e angosciate come la nostra, in cui è difficile trovare gioia negli uomini e nel corso degli eventi umani, è particolarmente consolante evocare il ricordo di un uomo così grande, così sereno quale Kepler. Egli viveva in un'epoca in cui l'esistenza di leggi generali per i fenomeni naturali non era affatto stabilita con certezza. Quanto grande doveva essere la sua fede in queste leggi per dargli la forza di consacrare dozzine d'anni ad un lavoro paziente e difficile, nell'isolamento, senza alcun appoggio, poco compreso dai suoi contemporanei, alla ricerca empirica del movimento dei pianeti e delle leggi matematiche di questo movimento.
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All'ammirazione per quest'uomo sublime deve aggiungersi un altro sentimento di ammirazione e di venerazione che va non più a un essere umano, ma all'armonia misteriosa della natura nella quale siamo nati. Fin dall'antichità gli uomini hanno immaginato le curve rispondenti a leggi per quanto possibile semplici: fra esse, vicino alla retta, l'ellisse e l'iperbole. Ora vediamo queste forme realizzate nelle traiettorie descritte dai corpi celesti, almeno con grande approssimazione. Sembra che la natura umana sia tenuta a costruire indipendentemente le forme prima di poterne dimostrare l'esistenza nella natura.
336/600
I principî fondamentali di Newton erano tanto soddisfacenti dal punto di vista della logica che furono necessari i fatti sperimentali per dare l'impulso a nuovi slanci. Prima di trattare quest'argomento, devo sottolineare che Newton stesso conosceva i lati deboli della sua costruzione meglio degli scienziati che lo hanno seguito. Questa circostanza mi ha sempre riempito d'ammirazione e di venerazione [...].
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La fede in un mondo esteriore indipendente dall'individuo che lo esplora è alla base di ogni scienza della natura. Poiché tuttavia le percezioni dei sensi non dànno che indizi indiretti su questo mondo esteriore, su questo "reale fisico", quest'ultimo non può essere afferrato da noi che per via speculativa. Ne deriva che le nostre concezioni del reale fisico non possono mai essere definitive.
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Fu allora che avvenne il grande sconvolgimento al quale resteranno sempre legati i nomi di Farady, Maxwell e Hertz; ma è Maxwell che in questa rivoluzione ha avuto la parte del leone. Egli ha dimostrato che quanto si conosceva allora intorno alla luce e ai fenomeni elettromagnetici è rappresentato dal suo noto sistema doppio delle equazioni differenziali parziali, nelle quali il campo elettrico e il campo magnetico intervengono come variabili dipendenti. Maxwell a dire il vero ha cercato di dare una base a queste equazioni o di giustificarle per mezzo delle idee della meccanica.
342/600
La grande superiorità della teoria cartesiana non consiste soltanto nel fatto d'aver messo l'analisi al servizio della geometria. Secondo me, il punto capitale è questo, la geometria dei greci dà la preferenza a certe forme (retta, piano); altre, per esempio l'ellisse, non le sono accessibili se non in quanto costruite o definite con l'aiuto di forme come il punto, la retta e il piano. Invece nella dottrina cartesiana tutte le superfici, ad esempio, sono equivalenti per principio e la preferenza nell'edificio geometrico non è deliberatamente accordata alla forma lineare.
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Se si considera la geometria come la dottrina delle leggi della posizione reciproca dei corpi praticamente rigidi, questa scienza deve essere ritenuta il ramo più antico della fisica. Essa ha potuto svilupparsi, come abbiamo già fatto notare, senza l'idea di spazio in quanto spazio, poiché si è accontentata di forme ideali, di corpi, punti, rette, piani, distanze.
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Senza dubbio, anche qui, il fatto sperimentale è la guida onnipossente; ma il suo verdetto non è applicabile che basandosi su un lavoro potente e delicato, che ha in primo luogo stabilito i vincoli fra gli assiomi e gli eventi verificabili. E il teorico deve eseguire questo lavoro gigantesco con la chiara coscienza di essere forse chiamato a giustificare la condanna a morte della sua teoria. Non si deve biasimare, tacciandolo di soverchia fantasia, il teorico che intraprende questo studio: ma bisogna al contrario provare la sua fantasia, perché, tutto ben considerato, non c'è per lui altro cammino per arrivare allo scopo: in ogni caso non è una fantasia senza disegno, ma una ricerca eseguita in vista di possibilità logicamente più semplici e delle loro conseguenze.
345/600
Senza dubbio la gravitazione è stata riportata alla struttura dello spazio; ma, al di fuori del campo di gravitazione, c'è ancora il campo elettromagnetico; è stato necessario introdurre questo ultimo nella teoria, come una formazione indipendente dalla gravitazione. Nell'equazione di condizione per il campo si sono dovuti introdurre alcuni termini supplementari corrispondenti all'esistenza del campo elettromagnetico. Ma il pensiero teoretico non saprebbe sopportare l'idea che ci sono due strutture di spazio indipendenti l'una dall'altra: una di gravitazione metrica, l'altra elettromagnetica. S'impone la convinzione che queste due specie di campo devono corrispondere a una struttura unitaria dello spazio. Ora la "teoria del campo unitario", che si presenta come un'estensione matematicamente indipendente della teoria della relatività generalizzata, cerca di rispondere a questo postulato.
346/600
Qualche informazione storica sul mio lavoro scientifico. Non è che io sopravvaluti indebitamente l'importanza del mio sforzo: ma descrivere la storia del lavoro degli altri suppone una indagine del pensiero altrui, il che è piuttosto compito di personalità esercitate in lavori storici, mentre il dare spiegazioni sui propri pensieri anteriori sembrerebbe incomparabilmente più facile; ci si trova qui in una situazione di gran lunga più favorevole, e non si deve, per modestia, lasciar sfuggire l'occasione.
347/600
Queste ricerche, piene di presentimenti, perseguite nell'ombra per lunghi anni, quell'ardente desiderio di raggiungere lo scopo, quelle alternative di fiducia e di stanchezza, quell'improvviso irrompere della verità luminosa, tutto questo insomma non può essere veramente conosciuto che da colui che l'ha vissuto.
348/600
Un giorno ricevetti all'Ufficio brevetti di Berna una grande busta dalla quale estrassi un foglio dall'aspetto ufficiale. Recava in eleganti caratteri (mi pare che fosse addirittura in latino) un messaggio che mi parve impersonale e di scarso interesse. Finì subito nel cestino. Più tardi appresi che si trattava dell'invito alle celebrazioni in memoria di Calvino e dell'avviso che avrei ricevuto la laurea honoris causa dall'università di Ginevra. Evidentemente la gente dell'università interpretò nel senso giusto il mio silenzio e quindi si rivolse al mio amico e allievo Lucien Chavan, ginevrino di origine e allora residente a Berna. Mi convinse ad andare a Ginevra, spiegandomi che praticamente non era possibile rifiutare l'invito; però non mi diede ulteriori chiarimenti.
349/600
Con la fama divento sempre più stupido, un fenomeno molto comune d'altronde. C'è una tale sproporzione tra quello che uno è e quello che gli altri pensano che egli sia, o almeno quello che dicono di pensare che sia! C'è una tale sproporzione tra quello che uno è e quello che gli altri pensano che egli sia, o almeno quello che dicono di pensare che sia!