Frasi di Albert Einstein

251/599

Non m'è riuscito di leggerlo: il cervello umano non è complesso fino a questo punto.

252/599

Se non posso disegnarlo, non posso capirlo.

253/599

Il diritto internazionale esiste soltanto nei manuali di diritto internazionale.

254/599

L'istruzione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto ciò che si era imparato a scuola.

255/599

Le coincidenze sono il modo di Dio per rendersi anonimo.

256/599

Qualsiasi uomo che guida in maniera sicura mentre bacia una bella ragazza è un uomo che non sta dando al bacio l'attenzione che merita.

257/599

Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita.

258/599

Solo coloro che tentano cose assurde possono raggiungere l'impossibile.

259/599

Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti.

260/599

Usiamo solo il 10% del nostro cervello.

261/599

Così io benché figlio di genitori (ebrei) completamente irreligiosi divenni religiosissimo; ma cessai improvvisamente di esserlo all'età di dodici anni. Attraverso la lettura di libri di divulgazione scientifica mi ero convinto ben presto che molte delle storie che raccontava la Bibbia non potevano essere vere. La conseguenza fu che divenni un accesissimo sostenitore del libero pensiero, accomunando alla mia nuova fede l'impressione che i giovani fossero coscientemente ingannati dallo Stato con insegnamenti bugiardi; e fu un'impressione sconvolgente. Da questa esperienza trassi un atteggiamento di sospetto contro ogni genere di autorità, e di scetticismo verso le convinzioni particolari dei diversi ambienti sociali: e questo atteggiamento non mi ha più abbandonato, anche se poi, per una più profonda comprensione delle connessioni causali, abbia perso un po' della sua asprezza primitiva.

262/599

Che cos'è precisamente il "pensiero"? Quando, sotto lo stimolo di impressioni sensoriali, affiorano alla mente certe immagini, questo non è ancora "pensiero". E quando queste immagini formano sequenze in cui ciascun termine ne richiama un altro, nemmeno questo è ancora "pensiero". Ma quando una certa immagine ricorre in molte di queste sequenze, allora proprio attraverso questa interazione essa diventa un elemento ordinatore, poiché collega tra loro sequenze che di per sé non sarebbero collegate. Un elemento simile diventa uno strumento, un concetto. Io ritengo che il passaggio dalla libera associazione, o "sogno", al pensiero sia caratterizzato dalla funzione più o meno dominante che assume in quest'ultimo il "concetto". Non è affatto necessario che un concetto sia connesso con un segno riproducibile e riconoscibile coi sensi (una parola); ma quando ciò accade, il pensiero diventa comunicabile.

263/599

Per me non c'è dubbio che il nostro pensiero proceda in massima parte senza far uso di segni (parole), e anzi assai spesso inconsapevolmente. Come può accadere altrimenti, che noi ci "meravigliamo" di certe esperienze in modo così spontaneo? Questa "meraviglia" si manifesta quando un'esperienza entra in conflitto con un mondo di concetti già sufficientemente stabile in noi.

264/599

Io distinguo da una parte la totalità delle esperienze sensibili, e dall'altra la totalità dei concetti e delle proposizioni che sono enunciati nei libri. I rapporti interni fra i diversi concetti e proposizioni sono di natura logica, e il compito del pensiero logico è strettamente limitato a stabilire tutte le connessioni interne fra concetti e proposizioni secondo regole ben definite, che sono appunto quelle della logica. I concetti e le proposizioni acquistano "significato", cioè "contenuto", solo attraverso la loro connessione con le esperienze sensibili. Questa connessione è puramente intuitiva, non è essa stessa di natura logica. Ciò che distingue la vuota fantasia dalla "verità" scientifica è il grado di certezza con cui questa connessione, cioè questa associazione intuitiva, può essere compiuta, e null'altro.

265/599

Tutti i concetti, anche quelli più vicini all'esperienza, sono dal punto di vista logico convenzioni liberamente scelte [...].

266/599

È un vero miracolo che i metodi moderni di istruzione non abbiano ancora completamente soffocato la sacra curiosità della ricerca: perché questa delicata pianticella, oltre che di stimolo, ha soprattutto bisogno di libertà, senza la quale inevitabilmente si corrompe e muore. È un gravissimo errore pensare che la gioia di vedere e di cercare possa essere suscitata per mezzo della coercizione e del senso del dovere.

267/599

Nonostante il rigoglio delle ricerche particolari, in materia di princìpi predominava una rigidezza dogmatica: in origine (se origine vi fu) Dio creò le leggi del moto di Newton insieme con le masse e le forze necessarie. Questo è tutto; ogni altra cosa risulta deduttivamente attraverso lo sviluppo di metodi matematici appropriati.

268/599

Newton, perdonami; tu hai trovato la sola via che, ai tuoi tempi, fosse possibile per un uomo di altissimo intelletto e potere creativo. I concetti che tu hai creato guidano ancora oggi il nostro pensiero nel campo della fisica, anche se ora noi sappiamo che dovranno essere sostituiti con altri assai più discosti dalla sfera dell'esperienza immediata, se si vorrà raggiungere una conoscenza più profonda dei rapporti fra le cose.

269/599

Una teoria è tanto più convincente quanto più semplici sono le sue premesse, quanto più varie sono le cose che essa collega, quanto più esteso è il suo campo di applicazione. Per questo la termodinamica classica mi fece un'impressione così profonda. È la sola teoria fisica di contenuto universale che sono certo non sarà mai sovvertita, entro i limiti in cui i suoi concetti fondamentali sono applicabili (dedicato alla speciale attenzione di quelli che sono scettici per principio).

270/599

A questo proposito non posso fare a meno di osservare che la coppia Faraday-Maxwell aveva un'intima e notevolissima rassomiglianza con la coppia Galileo-Newton: il primo di ciascuna coppia afferrava intuitivamente le possibili relazioni, mentre il secondo le formulava esattamente e le applicava quantitativamente.

271/599

La fisica è un tentativo di afferrare concettualmente la realtà, quale la si concepisce indipendentemente dal fatto di essere osservata. In questo senso si parla di "realtà fisica". Prima dell'avvento della fisica quantistica, non c'era alcun dubbio in proposito: nella teoria di Newton, la realtà era rappresentata da punti materiali nello spazio e nel tempo; nella teoria di Maxwell, dal campo nello spazio e nel tempo. Nella meccanica quantistica, la rappresentazione della realtà non è cosi facile. Alla domanda se una funzione [X] della teoria quantistica rappresenti una situazione reale effettiva, nel senso valido per un sistema di punti materiali o per un campo elettromagnetico, si esita a rispondere con un semplice "sì" o "no". Perché?

272/599

Questa esposizione avrà raggiunto il suo scopo, se avrà mostrato al lettore il legame che unisce gli sforzi d'una vita, e la ragione per cui essi hanno condotto ad aspettative di natura ben definita.

273/599

Qual è il senso della vita, o della vita organica in generale? Rispondere a questa domanda implica comunque una religione. Mi chiederete, allora, ha senso porla? Io rispondo che l'uomo che considera la propria vita e quella delle creature consimili priva di senso non è semplicemente sventurato, ma quasi inidoneo alla vita.

274/599

Quale straordinaria situazione è quella di noi mortali! Ognuno di noi è qui per un breve soggiorno; non sa per quale scopo, sebbene talvolta pensi di percepirlo.

275/599

Cento volte al giorno, ogni giorno, io ricordo a me stesso che la mia vita, interiore ed esteriore, dipende dal lavoro di altri uomini, viventi o morti, e che io devo sforzarmi per dare nella stessa misura in cui ho ricevuto e continuo a ricevere.

276/599

Considero altresì che la vita semplice faccia bene a tutti, fisicamente e mentalmente.

277/599

Non credo assolutamente nella libertà dell'uomo in senso filosofico. Ognuno agisce non solo sotto stimoli esterni, ma anche secondo necessità interne.

278/599

In questo senso non ho mai considerato non ho mai considerato l'agiatezza e la felicità come fini in se stessi, una tale base etica la ritengo più adatta a un branco di porci. Gli ideali che hanno illuminato il mio cammino, e che via via mi hanno dato coraggio per affrontare la vita con gioia, sono stati la verità, la bontà e la bellezza.

279/599

Gli oggetti comuni degli sforzi umani proprietà, successo pubblico, lusso mi sono sembrati spregevoli.

280/599

Il mio ideale politico è la democrazia. Che ogni uomo sia rispettato come individuo e che nessuno venga idolatrato.

281/599

È un'ironia del destino che io stesso sia stato fatto oggetto di eccessiva ammirazione e rispetto dai miei consimili, senza alcun pregio o difetto da parte mia.

282/599

Un sistema autocratico di coercizione, secondo me, degenera ben presto. Perché la forza attrae uomini di bassa moralità e io credo che sia una regola invariabili che a tiranni geniali seguano dei farabutti.

283/599

La cosa veramente valida nello spettacolo della vita umana mi pare non lo Stato, ma l'individuo, creativo e sensibile, la personalità; solo lui crea ciò che è nobile e sublime, mentre il branco come tale resta sciocco nella mente e nei sentimenti.

284/599

Questa immagine mi fa pensare al frutto peggiore della natura del branco, il sistema militare, che io aborrisco. Che un uomo possa trarre piacere dal marciare in formazione sulla scia di una banda basta a farmelo disprezzare. È stato fornito del suo grande cervello solo per sbaglio; gli sarebbe bastata la spina dorsale. Questo bubbone della civilizzazione dovrebbe essere estirpato al più presto. L'eroismo comandato, la violenza senza senso e tutto quel pestilenziale nonsenso che va sotto il nome di patriottismo quanto lo detesto! La guerra mi pare qualcosa di meschino e spregevole: preferirei essere fatto a pezzi che partecipare a una faccenda così abominevole.

285/599

La cosa più lontana dalla nostra esperienza è ciò che è misterioso. È l'emozione fondamentale accanto alla culla della vera arte e della vera scienza. Chi non lo conosce e non è più in grado di meravigliarsi, e non prova più stupore, è come morto, una candela spenta da un soffio. Fu l'esperienza del mistero seppure mista alla paura che generò la religione. Sapere dell'esistenza di qualcosa che non possiamo penetrare, sapere della manifestazione della ragione più profonda e della più radiosa bellezza, accessibili alla nostra ragione solo nelle forme più elementari questo sapere e questa emozione costituiscono la vera attitudine religiosa; in questo senso, e solo in questo, sono un uomo profondamente religioso.

286/599

Non posso concepire un Dio che premia e punisce le sue creature, o che possiede una volontà del tipo che noi riconosciamo in noi stessi. Un individuo che sopravvivesse alla propria morte fisica è totalmente lontano dalla mia comprensione, né vorrei che fosse altrimenti; tali nozioni valgono per le paure o per l'assurdo egoismo di anime deboli.

287/599

A me basta il mistero dell'eternità della vita e la vaga idea della meravigliosa struttura della realtà, insieme allo sforzo individuale per comprendere un frammento, anche il più piccino, della ragione che si manifesta nella natura.

288/599

Per capirci, non sono i frutti della ricerca scientifica a elevare l'uomo e ad arricchire la sua natura, ma lo stimolo a comprendere, il lavoro intellettuale, creativo o ricettivo.

289/599

Il vero valore di un essere umano è determinato, in prima istanza, dalla misura e dal senso in cui ha raggiunto la liberazione dal sé.

290/599

Se consideriamo le nostre vite e i nostri sforzi osserviamo, ben presto, che quasi la maggior parte delle nostre azioni e dei nostri desideri è collegata all'esistenza di altri esseri umani. Notiamo che la nostra natura somiglia in tutto a quella degli animali sociali.

291/599

Senza personalità creative, che pensano e giudicano indipendentemente, il progresso della società è impensabile quanto lo sviluppo della personalità individuale senza il terreno fertile della comunità.

292/599

Nel giro di due settimane masse, come greggi, possono essere portate dai giornali a uno stato di furia eccitata tale che gli uomini sono pronti ad indossare l'uniforme, a uccidere e a farsi uccidere, in nome delle mire inutili di pochi gruppi interessati. Il servizio militare obbligatorio mi sembra il sintomo più disgraziato di questa mancanza di dignità personale di cui oggi soffre l'umanità civilizzata.

293/599

La sua vita era organizzata come un'opera d'arte fin nel minimo dettaglio. La sua immancabile gentilezza, la magnanimità e il suo senso della giustizia, uniti ad una comprensione intuitiva della gente e delle cose, lo portavano a essere guida in ogni suo campo. Tutti erano contenti di seguirlo perché sentivano che non si esponeva mai per dominare, ma semplicemente per essere utile.

294/599

La specializzazione in ogni campo dell'attività intellettuale sta aprendo un vuoto sempre più vasto fra gli intellettuali e i non specialisti, che rende ancor più difficile per la vita della nazione di venir fertilizzata e arricchita dai risultati ottenuti dall'arte e dalla scienza. Tuttavia il contatto fra l'intellettuale e le masse non deve andare perduto. È necessario, per il progresso della società e non di meno per rinnovare la forza dell'intellettuale; perché il fiore della scienza non cresce nel deserto.

295/599

Sono assolutamente convinto che nessuna ricchezza al mondo possa far avanzare l'umanità, neppure se è nelle mani dei più fedeli lavoratori per questa causa. L'esempio di personaggi grandi e puri è l'unica cosa capace di produrre idee illustri e azioni nobili. Il denaro richiama solo l'egoismo e induce sempre, irresistibilmente, chi lo possiede ad abusarne. Qualcuno riesce ad immaginarsi Mosè, Gesù o Ghandi armati di borse di studio?

296/599

Tutto quello che la razza umana ha fatto e pensato è volto a soddisfare i bisogni e a placare il dolore. Lo si deve sempre ricordare se si vogliono capire i movimenti spirituali e il loro sviluppo. Sentimento e desiderio sono le forze causali dietro ogni sforzo e creazione umana, per quanto eccelsa quest'ultima ci si presenti.

297/599

Per quel che riguarda l'uomo primitivo è soprattutto la paura a evocare nozioni religiose.

298/599

L'uomo che è completamente convinto dell'azione universale della legge della causalità non può, nemmeno per un istante, soffermarsi sull'idea di un essere che interferisce nel corso degli eventi cioè se prende l'ipotesi della causalità veramente sul serio.

299/599

Il comportamento etico di un uomo dovrebbe in realtà basarsi sulla solidarietà, l'educazione e i legami sociali; non è necessario alcun fondamento religioso. L'uomo si troverebbe in una ben triste situazione se dovesse venir trattenuto dalla paura di una punizione e dalla speranza di una ricompensa dopo la morte.

300/599

D'altra parte ritengo che il sentimento religioso cosmico sia il più forte e nobile incitamento alla ricerca scientifica.


Biografia di Albert Einstein