Frasi di Albert Einstein
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La seguente derivazione della legge dell'equivalenza, mai pubblicata prima, ha due vantaggi. Benché utilizzi il principio di relatività ristretta, non presuppone il meccanismo formale della teoria, ma si avvale soltanto di tre leggi precedentemente note: 1. La legge della conservazione della quantità di moto. 2. L'espressione per la pressione della radiazione; cioè, la quantità di moto di un complesso di radiazioni che si muovano in direzione fissa. 3. La ben nota espressione per la deviazione della luce (influenza del moto della terra sulla posizione apparente delle stelle fisse, Bradley).
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Considero tale storpiamento della coscienza dei singoli il peggiore dei mali del capitalismo. Tutto il nostro sistema educativo ne è contagiato. Si inculca un atteggiamento di esagerata competizione negli studenti, che vengono esortati all'adorazione del successo acquisitivo in preparazione della loro carriera futura.
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Sono convinto che ci sia un unico modo per eliminare tali gravi malanni, vale a dire l'istituzione di una economia socialista, accompagnata da un sistema educativo orientato al perseguimento di obiettivi sociali. In un'economia del genere, i mezzi di produzione saranno posseduti dalla società stessa e utilizzati in maniera pianificata. Un'economia di piano, che adeguasse la produzione ai bisogni della comunità, distribuirebbe il lavoro fra tutti coloro che fossero in grado di lavorare e garantirebbe i mezzi di sussistenza a ciascuno, uomo, donna o bambino che fosse. L'istruzione dell'individuo, oltre a promuovere le capacità innate, si sforzerebbe di sviluppare in lui un senso di responsabilità verso i propri simili anziché la glorificazione del potere e del successo che caratterizzano la nostra società attuale.
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Sono due i modi in cui la scienza influenza le faccende umane. Il primo è a tutti familiare: quello diretto. Ma in maniera ancora più estesa, quella indiretta, la scienza fornisce aiuti che hanno trasformato completamente l'esistenza umana. Questo secondo modo è di natura educativa: agisce sulla mente. Benché possa apparire meno ovvio al nostro esame superficiale, non meno incisivo del primo.
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Ci sta a cuore non solo il problema tecnico dell'assicurare e preservare la pace, ma anche l'importante compito dell'istruzione e dell'illuminazione delle menti. Se vogliamo contrastare le forze che minacciano di sopprimere la libertà intellettuale e individuale dobbiamo avere chiara davanti ai nostri occhi la posta in gioco, e quanto dobbiamo a quella libertà che i nostri antenati conquistarono per noi dopo dure lotte. Senza tale libertà non ci sarebbe stato alcuno Shakespeare, o Goethe, o Newton, o Faraday, o Pasteur o Lister. Solo gli uomini liberi possono produrre le invenzioni e le opere intellettuali che a noi moderni rendono la vita degna di essere vissuta.
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È per questa ragione che negli ultimi tempi abbiamo dovuto assistere ripetutamente al licenziamento di degni docenti universitari contro la volontà dei loro colleghi, azioni di cui la stampa ha informato il pubblico in modo non adeguato. È sempre alla pressione di questa minoranza economicamente dominante che dobbiamo l'infausta istituzione del giuramento del docente, ideato per limitare la libertà d'insegnamento. Non c'è bisogno che mi soffermi sul fatto che la libertà d'insegnamento e di opinione nei libri o nella stampa è il fondamento di un sano e naturale sviluppo di qualsiasi popolo.
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Non credo che una guerra combattuta con le bombe atomiche spazzerà via la civiltà. Forse potranno rimanere uccisi due terzi della popolazione della terra. Ma resterebbe un sufficiente numero di uomini capaci di pensare e un sufficiente numero di libri per consentire di ricominciare daccapo e restaurare la civiltà.
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Dal momento che non prevedo che l'energia atomica potrà risultare di grande vantaggio ancora per molto tempo, debbo dire che attualmente essa costituisce una minaccia. Forse è bene che sia così. Potrà agire da deterrente per la razza umana spingendola a mettere ordine nei propri affari internazionali, cosa che, senza la pressione della paura, di sicuro essa non farebbe.
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Ma non è necessario immaginare che un'esplosione stellare distrugga la terra come una Nova per capire con chiarezza la crescente distruttività di una guerra atomica e riconoscere che, a meno di impedire un'altra guerra, è probabile che si arrivi a devastazioni su scala mai ritenuta possibile prima d'ora, e a stento concepibili anche adesso, e che ad esse sopravviverebbe ben poco della nostra società.
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Ma nulla è stato fatto per scongiurare la guerra, mentre molto è stato fatto per rendere la guerra atomica ancora più orribile; non ci sono giustificazioni, di conseguenza, per aver ignorato il pericolo. Dico che non è stato fatto nulla per scongiurare la guerra a partire dalla messa a punto della bomba atomica, malgrado gli Stati Uniti abbiano avanzato alle Nazioni Unite la proposta di un controllo sovrannazionale dell'energia atomica. Si è trattato di una proposta condizionale, e a condizioni che l'Unione Sovietica è adesso determinata a respingere. Il che consente di addossare ai russi la colpa del fallimento.
528/600
Ma nell'incolpare i russi gli americani non dovrebbero ignorare il fatto che nemmeno loro hanno rinunciato volontariamente all'uso della bomba come arma ordinaria, in attesa che si arrivi al controllo sovrannazionale, o nel caso non si arrivi a un controllo sovrannazionale. Così hanno alimentato negli altri paesi la paura che gli americani considerino la bomba atomica una componente legittima del loro arsenale bellico fintantoché gli altri paesi declineranno di accettare i termini da essi proposti per un controllo sovrannazionale.
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Considero sbagliata questa linea politica. Scorgo un certo vantaggio militare nel non rinunciare per legge all'uso della bomba come deterrente volto a scoraggiare un altro paese dall'intraprendere una guerra in cui gli Stati Uniti potrebbero usarla. Ma quel che si guadagna da un lato lo si perde dall'altro. Perché si è resa più remota la comprensione dell'importanza di un controllo sovrannazionale dell'energia atomica. Che non abbiano a verificarsi inconvenienti militari finché gli Stati Uniti detengono l'esclusiva della bomba. Ma non appena un altro paese sarà in grado di produrne in quantità consistenti, l'assenza di un accordo internazionale porrà gli Stati Uniti in condizioni di forte svantaggio, a causa della vulnerabilità delle sue industrie, così concentrate nel territorio, e dell'alto sviluppo della sua vita urbana.
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Il rifiuto di mettere al bando la bomba finché ne detiene il monopolio procura a questo paese un'altra conseguenza negativa, impedendogli di tornare pubblicamente ai parametri etici bellici formalmente accettati prima dell'ultima guerra. Non si dovrebbe dimenticare che questo paese ha approntato la bomba atomica come misura preventiva; se ne voleva impedire l'utilizzo da parte dei tedeschi, in caso l'avessero scoperta. Sono stati i tedeschi a iniziare il bombardamento dei centri civili, seguiti dai giapponesi. A ciò gli alleati hanno risposto negli stessi termini anzi, come è risultato, con maggiore efficacia e ne avevano la giustificazione morale. Ma adesso, in assenza di alcuna provocazione, e in mancanza della giustificazione della rappresaglia o della ritorsione, il rifiuto di rinunciare all'uso della bomba se non per ritorsione rendo lo scopo del suo possesso prettamente politico. Il che è difficilmente perdonabile.
532/600
Detenere una scorta di bombe atomiche senza impegnarsi a non utilizzarne per primi è sfruttare a fini politici il possesso delle bombe. Può darsi che gli Stati Uniti sperino in tal modo di intimorire l'Unione Sovietica e di indurla ad accettare un controllo sovrannazionale dell'energia atomica. Ma inculcare la paura non fa che accrescere l'antagonismo e aumentare il pericolo di una guerra. Sono dell'opinione che questa politica ci abbia allontanati dalla vera soluzione moralmente accettabile, la proposta di un controllo sovrannazionale dell'energia atomica.
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Siamo tutti consapevoli della difficile e minacciosa situazione in cui versa oggi la società umana ridotta a un'unica comunità con un destino comune , ma solo alcuni si comportano di conseguenza. Gran parte delle persone continua a vivere la propria vita ordinaria; per metà spaventate, per metà indifferenti, esse contemplano la cupa tragicommedia in atto sul palcoscenico internazionale davanti agli occhi e alle orecchie del mondo. Ma su quel palcoscenico, in cui gli attori recitano sotto i riflettori le proprie ordinate parti, si decide il nostro destino di domani, la vita o la morte delle nazioni.
534/600
Finché il contatto fra i due campi si limiterà ai negoziati ufficiali, vedo scarse prospettive di un accordo intelligente, specialmente dal momento che considerazioni di prestigio nazionale oltre che la tendenza a parlare alle masse da una finestra tendono a rendere pressoché impossibile ogni ragionevole progresso. Ciò che una parte propone a livello ufficiale è per ciò stesso guardato con diffidenza e persino fatto apparire come inaccettabile dall'altra. Inoltre dietro tutti i negoziati ufficiali si cela per quanto velata la minaccia del potere nudo e crudo.
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Noi scienziati crediamo che quello che noi e i nostri simili faremo o mancheremo di fare nel giro dei prossimi anni determinerà il destino della nostra civiltà. E consideriamo nostro dovere divulgare incessantemente questa verità, aiutando la gente a rendersi conto della posta in gioco e adoperandoci non per una tregua, ma per un'intesa e un definitivo accordo tra popoli e nazioni di differenti vedute.
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Non vedo altra via d'uscita dalle condizioni imperanti che una politica perspicace, onesta e coraggiosa, tesa a fondare la sicurezza su basi sovrannazionali. Speriamo che si troveranno individui sufficienti per numero e per forza morale, atti a guidare la nazione su questa strada, finché le circostanze esterne le attribuiranno un ruolo di guida. Allora problemi come quelli descritti cesseranno di esistere.
540/600
Nella ricerca dovette sbarazzarsi dell'approccio animistico, una modalità di pensiero orientata a fini nascosti. Dovette per prima cosa riconoscere che nemmeno la tecnica matematica più nitidamente logica offriva di per sé alcuna garanzia di verità, facendosi irrilevante se non verificata sulle più meticolose osservazioni della scienza naturale. Non fosse stato per questo orientamento filosofico, il lavoro di Keplero non sarebbe stato possibile. Lui non ne parla, ma le sue lettere riflettono tale lotta interiore.
541/600
La sua forza, la purezza della sua volontà, la sua severità con se stessa, la sua obiettività, il suo giudizio incorruttibile: erano tutte di una qualità raramente riscontrata, così riunite in un solo individuo. [...] Una volta che avesse riconosciuto una certa strada come giusta, la percorreva senza compromessi e con tenacia estrema.
542/600
Sono così rare le persone, in qualunque generazione, in cui una chiara comprensione della natura delle cose si unisca a un intenso sentimento per la sfida della vera umanità e a una capacità di impegno militante. Quando se ne va un uomo del genere, lascia un vuoto che sembra intollerabile a chi gli sopravviva.
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La sua statura stava tutta nella sua capacità straordinariamente sviluppata di afferrare l'essenza di un'idea teorica, nello spogliare una teoria delle sue sovrastrutture matematiche finché non emergeva con chiarezza la semplice idea di fondo. Questa capacità lo rendeva un docente senza pari.
545/600
In realtà egli si sentiva più infelice di chiunque altro con cui fossi in intimità. La ragione era che non si riteneva all'altezza del nobile compito che gli si parava davanti. A che serviva che tutti lo smentissero? Il suo senso di inadeguatezza, oggettivamente ingiustificato, lo tormentava senza tregua, derubandolo spesso della pace mentale necessaria per una tranquilla ricerca.
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Il rapporto più importante della sua vita fu quello con sua moglie, che gli era anche compagna di lavoro, una personalità insolitamente forte e risoluta, intellettualmente dotata quanto lui. [...] la ripagò con una venerazione e un amore quali non mi è stato dato spesso di riscontrare nel corso della mia vita.
549/600
Una guida per il suo popolo, non sostenuta da autorità esterna: un politico il cui successo non posa sull'artificio né sul possesso di espedienti tecnici, ma semplicemente sulla forza carismatica della sua personalità; un combattente vincitore che ha sempre disdegnato l'uso della forza; un uomo saggio e umile, armato di una determinazione e di una coerenza inflessibili, che ha dedicato tutta la propria forza all'elevazione del suo popolo e al miglioramento della sua sorte; un uomo che ha affrontato la brutalità dell'Europa con la dignità dei semplici, e quindi, assurgendo ogni volta a superiore. Può darsi che le generazioni a venire stenteranno a credere che un individuo simile abbia mai calpestato in carne e ossa questa terra.