Biografia di Maurice Barrès
Nazione: Francia
Maurice Auguste Barrès nacque a Charmes-sur-Moselle, Francia il 19 agosto 1862 e morì a Neuilly-sur-Seine, Francia il 4 dicembre 1923. Fu scrittore e uomo politico.
Nacque in una famiglia borghese agiata, in un contesto segnato dalla sconfitta franco-prussiana del 1870 che vide l'annessione della sua regione (la Lorena) alla Germania, evento che forgiò precocemente il suo nazionalismo revanscista e il culto della "terra e dei morti" come radici identitarie.
Compì gli studi liceali a Nancy, dove si immerse nella letteratura romantica e nel vitalismo nietzschiano, rivelando un temperamento individualista e sensuale, poi frequentò per due anni l'École des Sciences Politiques di Parigi, città che lo affascinò ma che criticò presto come luogo di "deracinamento" cosmopolita, opposto alle virtù provinciali lorenesi.
Negli anni Ottanta iniziò la carriera giornalistica, collaborando a giornali locali e parigini, e soggiornò per un periodo in Italia, esperienza che arricchì la sua sensibilità estetica e lo influenzò nel culto dell'io, tema centrale della sua prima trilogia romanzesca Le culte du moi (1888-1891), composta da Sous l'œil des barbares, Un homme libre e Le jardin de Bérénice, opere in cui esaltava il piacere dei sensi e l'affermazione individuale contro le convenzioni sociali.
Entrato in politica come sostenitore del generale Boulanger, fu eletto deputato nel 1889 a soli 27 anni con un programma di nazionalismo, protezionismo e socialismo, mantenendo il seggio fino al 1893, periodo in cui diresse il giornale boulangista La cocarde (1894-1895), piattaforma eterogenea che riuniva monarchici, socialisti e anarchici in un anti-parlamentarismo comune.
Sconfitto alle elezioni del 1896 come candidato socialista di Jean Jaurès e nel 1897 come nazionalista antisemita, durante l'Affare Dreyfus si schierò con gli anti-dreyfusardi accanto a Charles Maurras, evolvendo verso un nazionalismo lirico e organicista espresso nella seconda trilogia Le roman de l'énergie nationale (1897-1902): Les déracinés, che narra le disavventure di sette giovani lorenesi "sradicati" a Parigi.
Fondò la Ligue de la Patrie française e aderì alla Ligue des Patriotes di Paul Déroulède, di cui divenne presidente nel 1914, opponendosi alla pantheonizzazione di Émile Zola nel 1908 ma rendendo omaggio a Jaurès dopo il suo assassinio nel 1914.
Eletto all'Académie Française nel 1906, mantenne il seggio deputato alla Seine fino alla morte, sedendo tra i conservatori dell'Entente républicaine démocratique e scrivendo opere come Colette Baudache (1900), il dramma Une journée parlementaire (1894) e saggi come Les amitiés françaises (1903), che celebravano le virtù provinciali contro la modernità parigina.
Durante la Grande Guerra sostenne con fervore lo sforzo patriottico, criticando il "meticciato" urbano e promuovendo un nazionalismo etnico bonapartista con richiami a Goethe e Nietzsche, influenzando il pensiero di destra francese insieme a Maurras.
Negli ultimi anni produsse L'Âme française et la guerre (1915-1917) e Mes cahiers (1922-1923), diari intimi, morendo il 4 dicembre 1923 a Neuilly-sur-Seine, lasciando un'eredità controversa tra culto individualista giovanile e nazionalismo maturo, bersaglio anche dei dadaisti che lo processarono simbolicamente nel 1921 per "attentato alla sicurezza dello spirito".
Nacque in una famiglia borghese agiata, in un contesto segnato dalla sconfitta franco-prussiana del 1870 che vide l'annessione della sua regione (la Lorena) alla Germania, evento che forgiò precocemente il suo nazionalismo revanscista e il culto della "terra e dei morti" come radici identitarie.
Compì gli studi liceali a Nancy, dove si immerse nella letteratura romantica e nel vitalismo nietzschiano, rivelando un temperamento individualista e sensuale, poi frequentò per due anni l'École des Sciences Politiques di Parigi, città che lo affascinò ma che criticò presto come luogo di "deracinamento" cosmopolita, opposto alle virtù provinciali lorenesi.
Negli anni Ottanta iniziò la carriera giornalistica, collaborando a giornali locali e parigini, e soggiornò per un periodo in Italia, esperienza che arricchì la sua sensibilità estetica e lo influenzò nel culto dell'io, tema centrale della sua prima trilogia romanzesca Le culte du moi (1888-1891), composta da Sous l'œil des barbares, Un homme libre e Le jardin de Bérénice, opere in cui esaltava il piacere dei sensi e l'affermazione individuale contro le convenzioni sociali.
Entrato in politica come sostenitore del generale Boulanger, fu eletto deputato nel 1889 a soli 27 anni con un programma di nazionalismo, protezionismo e socialismo, mantenendo il seggio fino al 1893, periodo in cui diresse il giornale boulangista La cocarde (1894-1895), piattaforma eterogenea che riuniva monarchici, socialisti e anarchici in un anti-parlamentarismo comune.
Sconfitto alle elezioni del 1896 come candidato socialista di Jean Jaurès e nel 1897 come nazionalista antisemita, durante l'Affare Dreyfus si schierò con gli anti-dreyfusardi accanto a Charles Maurras, evolvendo verso un nazionalismo lirico e organicista espresso nella seconda trilogia Le roman de l'énergie nationale (1897-1902): Les déracinés, che narra le disavventure di sette giovani lorenesi "sradicati" a Parigi.
Fondò la Ligue de la Patrie française e aderì alla Ligue des Patriotes di Paul Déroulède, di cui divenne presidente nel 1914, opponendosi alla pantheonizzazione di Émile Zola nel 1908 ma rendendo omaggio a Jaurès dopo il suo assassinio nel 1914.
Eletto all'Académie Française nel 1906, mantenne il seggio deputato alla Seine fino alla morte, sedendo tra i conservatori dell'Entente républicaine démocratique e scrivendo opere come Colette Baudache (1900), il dramma Une journée parlementaire (1894) e saggi come Les amitiés françaises (1903), che celebravano le virtù provinciali contro la modernità parigina.
Durante la Grande Guerra sostenne con fervore lo sforzo patriottico, criticando il "meticciato" urbano e promuovendo un nazionalismo etnico bonapartista con richiami a Goethe e Nietzsche, influenzando il pensiero di destra francese insieme a Maurras.
Negli ultimi anni produsse L'Âme française et la guerre (1915-1917) e Mes cahiers (1922-1923), diari intimi, morendo il 4 dicembre 1923 a Neuilly-sur-Seine, lasciando un'eredità controversa tra culto individualista giovanile e nazionalismo maturo, bersaglio anche dei dadaisti che lo processarono simbolicamente nel 1921 per "attentato alla sicurezza dello spirito".
Frasi di Maurice Barrès
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Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
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Dove manca la forza, il diritto scompare.
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