Frasi di Giuseppe Pontiggia

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Cornali appartiene a quella classe di idioti euforici che dichiarano alla televisione: "Ho avuto tutto dalla vita". Che sarebbero sopportabili se non fossero invece arroganti, sperando di suscitare, anche nell'epilogo, l'invidia per una vita immaginaria.

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I grandi scrittori sono in continuo aumento. Quelli che scarseggiano sono gli scrittori.

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Executive. Chi dirige. In Italia non ha avuto lo stesso successo che manager, perché non richiama chi maneggia, ma chi esegue.

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Le parole volano, gli scritti anche.

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Abbiamo abolito la certezza della pena, non ci resta che abolire la certezza della colpa.

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Abituarsi alla diversità dei normali è più difficile che abituarsi alla diversità dei diversi.

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Una statua di giada di Iside ci appare come una presenza finalmente inesplicabile. Gli uomini che l'hanno creata credevano. Noi in che cosa crediamo? È questo ciò che di più importante ci dice la statua. Anzi non ce lo dice. Ce lo comunica in silenzio. No, neanche. La statua è questo.

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Maestri in vita. Dispiace nei cosiddetti maestri non che cambino le idee, ma che le idee non li cambino.

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Riconoscere la diversità non è razzismo. È un dovere che abbiamo tutti. Il razzismo però deduce dalla diversità degli altri uomini la diversità dei diritti. Noi invece pensiamo che i diritti siano gli stessi per tutti gli uomini.

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Erasmo trovava un modo efficace per difendersi dagli ultimi maestri di Scolastica: si addormentava sui banchi.

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Pesce piccolo mangia pesce grosso.

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C'è più da imparare dalla oscurità di un maestro che dalla chiarezza di un discepolo.

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La sensazione che lo scrivere, come gli scacchi, fosse un gioco di cui si potesse apprendere la teoria, non sufficiente a vincere la partita, ma almeno a cominciarla.


Biografia di Giuseppe Pontiggia