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Cornali appartiene a quella classe di idioti euforici che dichiarano alla televisione: "Ho avuto tutto dalla vita". Che sarebbero sopportabili se non fossero invece arroganti, sperando di suscitare, anche nell'epilogo, l'invidia per una vita immaginaria.
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I grandi scrittori sono in continuo aumento. Quelli che scarseggiano sono gli scrittori.
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Executive. Chi dirige. In Italia non ha avuto lo stesso successo che manager, perché non richiama chi maneggia, ma chi esegue.
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Le parole volano, gli scritti anche.
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Abbiamo abolito la certezza della pena, non ci resta che abolire la certezza della colpa.
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Abituarsi alla diversità dei normali è più difficile che abituarsi alla diversità dei diversi.
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Una statua di giada di Iside ci appare come una presenza finalmente inesplicabile. Gli uomini che l'hanno creata credevano. Noi in che cosa crediamo? È questo ciò che di più importante ci dice la statua. Anzi non ce lo dice. Ce lo comunica in silenzio. No, neanche. La statua è questo.
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Maestri in vita. Dispiace nei cosiddetti maestri non che cambino le idee, ma che le idee non li cambino.
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Riconoscere la diversità non è razzismo. È un dovere che abbiamo tutti. Il razzismo però deduce dalla diversità degli altri uomini la diversità dei diritti. Noi invece pensiamo che i diritti siano gli stessi per tutti gli uomini.
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Erasmo trovava un modo efficace per difendersi dagli ultimi maestri di Scolastica: si addormentava sui banchi.
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Pesce piccolo mangia pesce grosso.
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C'è più da imparare dalla oscurità di un maestro che dalla chiarezza di un discepolo.
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La sensazione che lo scrivere, come gli scacchi, fosse un gioco di cui si potesse apprendere la teoria, non sufficiente a vincere la partita, ma almeno a cominciarla.
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Rileggere: si usa per i classici che si leggono per la prima volta.
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In qualche modo. Emergente, anzi emerso. In alcuni intellettuali avalla l'idea che, "in qualche modo", tutto si possa dire e che si possa dire tutto. Che la prigione è l'unico spazio libero che conosciamo. O che il presente è il ricordo del futuro. In qualche modo.
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Il problema dell'handicap lo vivo in maniera diretta da 31 anni da quando è nato mio figlio ma avevo sempre escluso di farne un racconto autobiografico perché non ho interesse per la mia autobiografia perché penso che l'autobiografia, almeno nel mio caso, mi renderebbe schiavo mentre il romanzo mi rende libero.