101/117
La varietà è tanto nemica della noia che anche la stessa varietà della noia è un rimedio o un alleviamento della stessa, come vediamo tutto giorno nelle persone di mondo.
102/117
Virtù viva sprezziam, lodiamo estinta.
103/117
Oggi non può scegliere il cammino della virtù se non il pazzo, o il timido e vile, o il debole e misero.
104/117
Amore e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
105/117
Nostra vita a che val? Solo a spregiarla:
beata allor che ne' perigli avvolta,
se stessa obblia, né delle putri e lente
ora il danno misura e il flutto ascolta.
106/117
La via forse più dritta di acquistar fama è di affermare, con sicurezza e pertinacia e in quanti più modi è possibile, di averla acquistata.
107/117
Non v'è infelicità umana la quale non possa crescere, bensì trovasi un termine a quello medesimo che si chiama felicità.
108/117
L'intiera filosofia è del tutto inattiva, e un popolo di filosofi perfetti non sarebbe capace di azione. Ma la mezza filosofia è compatibile coll'azione, anzi può cagionarla.
109/117
Nessun maggior segno d'essere poco filosofo e poco savio, che volere savia e filosofica tutta la vita.
110/117
Parecchi filosofi hanno acquistato l'abito di guardare come dall'alto il mondo, e le cose altrui, ma pochissimi quello di guardare effettivamente e perpetuamente dall'alto le cose proprie.
111/117
La letteratura francese si può chiamare originale per la sua somma e singolare inoriginalità.
112/117
E che pensieri immensi,
che dolci sogni mi spirò la vista
di quel lontano mar, quei monti azzurri,
che di qua scopro, e che varcare un giorno
io mi pensava, arcani mondi, arcana
felicità fingendo al viver mio!
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Agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza.
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E intanto vola
il caro tempo giovanil; più caro
che la fama e l'allor, più che la pura
luce del giorno, e lo spirar; ti perdo
senza un diletto, inutilmente, in questo
soggiorno disumano, intra gli affanni,
o dell'arida vita unico fiore.
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E qual mortale ignaro
di sventura esser può, se a lui già scorsa
quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
se la giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?
116/117
L'uomo è condannato o a consumare la gioventù senza proposito, la quale è il solo tempo di far frutto per l'età che viene, e di provvedere al proprio stato; o a spenderla in procacciare godimenti a quella parte della sua vita, nella quale egli non sarà più atto a godere.
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La grazia per lo più non è altro che il brutto nel bello.