Frasi di Giacomo Leopardi

101/128

La varietà è tanto nemica della noia che anche la stessa varietà della noia è un rimedio o un alleviamento della stessa, come vediamo tutto giorno nelle persone di mondo.

102/128

Virtù viva sprezziam, lodiamo estinta.

103/128

Oggi non può scegliere il cammino della virtù se non il pazzo, o il timido e vile, o il debole e misero.

104/128

Amore e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

105/128

Nostra vita a che val? Solo a spregiarla:
beata allor che ne' perigli avvolta,
se stessa obblia, né delle putri e lente
ora il danno misura e il flutto ascolta.

106/128

La via forse più dritta di acquistar fama è di affermare, con sicurezza e pertinacia e in quanti più modi è possibile, di averla acquistata.

107/128

Non v'è infelicità umana la quale non possa crescere, bensì trovasi un termine a quello medesimo che si chiama felicità.

108/128

L'intiera filosofia è del tutto inattiva, e un popolo di filosofi perfetti non sarebbe capace di azione. Ma la mezza filosofia è compatibile coll'azione, anzi può cagionarla.

109/128

Nessun maggior segno d'essere poco filosofo e poco savio, che volere savia e filosofica tutta la vita.

110/128

Parecchi filosofi hanno acquistato l'abito di guardare come dall'alto il mondo, e le cose altrui, ma pochissimi quello di guardare effettivamente e perpetuamente dall'alto le cose proprie.

111/128

La letteratura francese si può chiamare originale per la sua somma e singolare inoriginalità.

112/128

E che pensieri immensi,
che dolci sogni mi spirò la vista
di quel lontano mar, quei monti azzurri,
che di qua scopro, e che varcare un giorno
io mi pensava, arcani mondi, arcana
felicità fingendo al viver mio!

113/128

Agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza.

114/128

E intanto vola
il caro tempo giovanil; più caro
che la fama e l'allor, più che la pura
luce del giorno, e lo spirar; ti perdo
senza un diletto, inutilmente, in questo
soggiorno disumano, intra gli affanni,
o dell'arida vita unico fiore.

115/128

E qual mortale ignaro
di sventura esser può, se a lui già scorsa
quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
se la giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?

116/128

L'uomo è condannato o a consumare la gioventù senza proposito, la quale è il solo tempo di far frutto per l'età che viene, e di provvedere al proprio stato; o a spenderla in procacciare godimenti a quella parte della sua vita, nella quale egli non sarà più atto a godere.

117/128

La grazia per lo più non è altro che il brutto nel bello.

118/128

Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v'è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni.

119/128

Allo sviluppo ed esercizio della immaginazione è necessaria la felicità o abituale o presente e momentanea; del sentimento, la sventura.

120/128

L'impostura è anima, per dir così, della vita sociale, ed arte senza cui veramente nessun'arte e nessuna facoltà, considerandola in quanto agli effetti suoi negli animi umani, è perfetta.

121/128

Nessuna qualità umana è più intollerabile nella vita ordinaria, né in fatto tollerata meno, che l'intolleranza.

122/128

Il tale diceva che noi venendo in questa vita, siamo come chi si corica in un letto duro e incomodo, che sentendovisi star male, non vi può star quieto, e però si rivolge cento volte da ogni parte, e procura in vari modi di appianare, ammollire ecc. il letto, cercando pur sempre e sperando di avervi a riposare e prender sonno, finché senz'aver dormito né riposato vien l'ora di alzarsi.

123/128

Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
le genti a vincer nata
e nella fausta sorte e nella ria.

124/128

Gl'italiani non hanno costumi; essi hanno delle usanze.

125/128

Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,
silenziosa luna?

126/128

Se la vita è sventura,
perché da noi si dura?
Intatta luna, tale
è lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
e forse del mio dir poco ti cale.

127/128

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
posa la luna, e di lontan rivela
serena ogni montagna.

128/128

Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; l'esistenza è un male e ordinata al male; il fine dell'universo è il male; l'ordine e lo stato, le leggi, l'andamento naturale dell'universo non sono altro che male, né diretti ad altro che al male.


Biografia di Giacomo Leopardi