Biografia di Piero Calamandrei
Nazione: Italia
Nacque a Firenze il 21 aprile 1889 e morì a Firenze il 27 settembre 1956. Fu politico, avvocato e accademico, ricordato anche per essere uno dei del Partito d'Azione insieme a Ugo La Malfa.
Laureato in Giurisprudenza a Pisa nel 1912, fu nominato nel 1915 professore di procedura civile all'Università di Messina. Passò poi a quella di Modena e a quella di Siena. Prese parte alla prima guerra mondiale come ufficiale volontario e fu promosso diverse volte fino a raggiungere il grado di tenente colonnello, ma poi lasciò l'esercito. Nel 1931, per poter mantenere la cattedra d'insegnamento, giurò fedeltà al regime fascista.
Al'inizio della seconda guerra mondiale fu richiamato in servizio ma ottenne una dispensa grazie a Dino Grandi, presidente della camera dei fasci che gli diede l'incarico, già iniziato anni prima, di revisionare il codice di procedura civile. Per questo lavoro Calamandrei fu insignito nel 1942 delle insegne di Cavaliere di Gran Croce. Il codice civile come da lui revisionato è in vigore in Italia ancora oggi.
Calamandrei era contrario all'entrata in guerra dell'Italia al fianco della Germania: aderì al movimento "Giustizia e libertà" fondato a Parigi nel 1929 da alcuni esuli antifascisti tra i quali Carlo Rosselli e poco fondò il Partito d'azione, che vantava lo stesso nome di quello fondato da Giuseppe Mazzini nel 1853. Quando questo si sciolse, entrò a far parte del Partito Socialista Democratico Italiano. Fu sempre molto attivo nella difesa dei più deboli e di tutti coloro che erano morti durante la guerra per difendere la libertà.
Una menzione a parte merita la vicenda legata ad Albert Kesserling, comandante delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, responsabile delle stragi delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto e di tante altre: processato nel 1947, condannato a morte ma poi all'ergastolo, venne rilasciato nel 1952 per motivi di salute. In realtà visse altri 8 anni libero in Germania ed ebbe anche il coraggio di dire che gli italiani gli avrebbero dovuto fare un monumento per il bene che aveva fatto loro. Calamandrei scrisse allora la nota epigrafe che riportiamo qui di seguito.
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Laureato in Giurisprudenza a Pisa nel 1912, fu nominato nel 1915 professore di procedura civile all'Università di Messina. Passò poi a quella di Modena e a quella di Siena. Prese parte alla prima guerra mondiale come ufficiale volontario e fu promosso diverse volte fino a raggiungere il grado di tenente colonnello, ma poi lasciò l'esercito. Nel 1931, per poter mantenere la cattedra d'insegnamento, giurò fedeltà al regime fascista.
Al'inizio della seconda guerra mondiale fu richiamato in servizio ma ottenne una dispensa grazie a Dino Grandi, presidente della camera dei fasci che gli diede l'incarico, già iniziato anni prima, di revisionare il codice di procedura civile. Per questo lavoro Calamandrei fu insignito nel 1942 delle insegne di Cavaliere di Gran Croce. Il codice civile come da lui revisionato è in vigore in Italia ancora oggi.
Calamandrei era contrario all'entrata in guerra dell'Italia al fianco della Germania: aderì al movimento "Giustizia e libertà" fondato a Parigi nel 1929 da alcuni esuli antifascisti tra i quali Carlo Rosselli e poco fondò il Partito d'azione, che vantava lo stesso nome di quello fondato da Giuseppe Mazzini nel 1853. Quando questo si sciolse, entrò a far parte del Partito Socialista Democratico Italiano. Fu sempre molto attivo nella difesa dei più deboli e di tutti coloro che erano morti durante la guerra per difendere la libertà.
Una menzione a parte merita la vicenda legata ad Albert Kesserling, comandante delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, responsabile delle stragi delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto e di tante altre: processato nel 1947, condannato a morte ma poi all'ergastolo, venne rilasciato nel 1952 per motivi di salute. In realtà visse altri 8 anni libero in Germania ed ebbe anche il coraggio di dire che gli italiani gli avrebbero dovuto fare un monumento per il bene che aveva fatto loro. Calamandrei scrisse allora la nota epigrafe che riportiamo qui di seguito.
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Frasi di Piero Calamandrei
Abbiamo un totale di 9 frasi.
Le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
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Trasformare i sudditi in cittadini è un miracolo che solo la scuola può compiere.
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