Frasi di Francesco Petrarca



1/35

A che ti giova insegnare agli altri se intanto tu per primo non ascolti te stesso?

2/35

Il saggio muta consiglio, ma lo stolto resta della sua opinione.

3/35

Quegli cui non è castigo sufficiente una moglie, è degno di averne parecchie.

4/35

Quem una uxor non castigat, dignus est pluribus.

5/35

I' vo pensando e nel penser m'assale
una pietà sì forte di me stesso.

6/35

Et io son un di quei che 'l pianger giova;
e par ben ch'io m'ingegni
che di lagrime pregni
sien gli occhi miei, sì come 'l cor di doglia.

7/35

Seguite i pochi e non la volgar gente.

8/35

Videbis poetas raros quidem, natura rerum disponente ut rara quae libet cara simul et clara.

9/35

Veramente siam noi polvere ed ombra.

10/35

Zefiro torna e'l bel tempo rimena
e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,
e garrir Progne e pianger Filomena,
e primavera candida e vermiglia.

11/35

La rividi più bella e meno altera.

12/35

Onde più volte sospirando indietro,
dissi: Oimè, il giogo e le catene e i ceppi
eran più dolci che l'andare sciolto.

13/35

Infinita è la schiera degli sciocchi.

14/35

Solo e pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi e lenti,
e gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman la rena stampi.

15/35

Che fan qui tante pellegrine spade?

16/35

Dicemi spesso il mio fidato speglio,
l'animo stanco e la cangiata scorza
e la scemata mia destrezza e forza:
"Non ti nasconder più, tu se' pur veglio:
obedir a natura in tutto è il meglio."

17/35

Miser chi speme in mortal cosa pone.

18/35

Lo spirito è pronto, ma la carne è stanca.

19/35

Passan vostre grandezze e vostre pompe,
passan le signorie, passano i regni:
ogni cosa mortal Tempo interrompe.

20/35

Or cognosco io che mia fera ventura
vuol che vivendo e lagrimando impari
come nulla qua giù diletta e dura!

21/35

Virtù contra furore
prenderà l'arme e fia 'l combatter corto:
ché l'antico valore
ne l'italici cor non è ancor morto.

22/35

E del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto
e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.

23/35

I vecchi stanchi
ch'anno sé in odio e la soverchia vita.

24/35

Ma 'l vento ne portava le parole.

25/35

Tutto vince e ritoglie il Tempo avaro;
chiamasi Fama ed è morir secondo,
né più che contra 'l primo è alcun riparo.

26/35

Che debb'io far, che mi consigli, Amore?

27/35

O ciechi, e 'l tanto affaticar che giova?
Tutti tornate a la gran madre antica
e 'l vostro nome a pena si ritrova.

28/35

Et or di quel ch'i' ò letto mi sovene,
che 'nanzi al dì de l'ultima partita
uom beato chiamar non si convene.

29/35

"Povera e nuda vai Filosofia,"
dice la turba al vil guadagno intesa.

30/35

Da' be' rami scendea,
dolce ne la memoria,
una pioggia di fior sovra 'l suo grembo
qual fior cadea sul lembo,
qual su le trecce bionde,
ch'oro forbito e perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra e qual su l'onde,
qual con un vago errore
girando parea dir: "Qui regna amore".

31/35

Vedi, segnor cortese
di che lievi cagion che crudel guerra.

32/35

Io parlo per ver dire,
non per odio d'altrui né per disprezzo.

33/35

Che, chi prende diletto di far frode,
non si de' lamentar s'altri lo 'nganna.

34/35

Il bel paese
ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe.

35/35

Latin sangue gentile.




Biografia di Francesco Petrarca