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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
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Io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo.
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La più vera ragione è di chi tace.
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Milano è un enorme conglomerato di eremiti.
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Il rapporto tra l'alfabetismo e l'analfabetismo è costante, ma al giorno d'oggi gli analfabeti sanno leggere.
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L'arte largisce le sue consolazioni soprattutto agli artisti falliti.
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L'uomo d'oggi guarda, ma non contempla, vede ma non pensa.
8/14
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.
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Con orrore
la poesia rifiuta
le glosse degli scoliasti.
Ma non è certo che la troppo muta
basti a se stessa
o al trovarobe che in lei è inciampato
senza sapere di esserne
l'autore.
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Ricomincerà? Nulla ricomincia.
11/14
Memoria
non è peccato fin che giova. Dopo
è letargo di talpe, abiezione
che funghisce su sé...
12/14
Le rime sono più noiose delle
dame di San Vincenzo: battono alla porta
e insistono. Respingerle è impossibile.
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Il piacere di vivere nasce dalla ripetizione di certi gesti e di certe abitudini, dal fatto di potersi dire: "rifarò quello che ho fatto e sarà press'a poco lo stesso, ma non proprio esattamente lo stesso." Nasce dal diverso nell'identico.
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Essere sempre tra i primi a sapere, ecco ciò che conta, anche se il perché della rappresentazione ci sfugge.