Biografia di Raul Gardini
Nazione: Italia
Raul Gardini nacque a Pomposa (FE) il 7 giugno 1933 e morì a Milano il 23 luglio 1993. Fu imprenditore e dirigente d'azienda.
Cresciuto in una famiglia di industriali, si diplomò in Agraria a Cesena per poi iscriversi all'Università di Bologna ma senza poi conseguire la laurea. Gardini iniziò la sua carriera lavorando nella ditta di Serafino Ferruzzi, del quale sposò poi la figlia Idina. Alla morte del suocero in un incidente aereo, Gardini prese le redini della società trasformandola in un gruppo industriale di successo con svariate acquisizioni di altre società e pagando prevalentemente con aumenti di capitale.
Negli anni '80, cercò di acquisire il controllo della Montedison, una ditta chimica e agroalimentare. Nonostante gli attriti con Enrico Cuccia, boss di Mediobanca, la scalata riuscì, ma la Ferruzzi ne uscì fortemente indebitata.
Nel 1988 iniziarono i problemi: Gardini volle fondere ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) e Montedison per creare il più grande polo chimico italiano, Enimont. Alcuni personaggi politici sia della maggioranza (De Mita) sia dell'opposizione (Occhetto) gli promisero grossi sgravi fiscali, ma la proposta di legge non passò in Parlamento. Inoltre, altri due fatti ostacolarono il processo: il fermo provvisorio delle azioni da parte del giudice Curtò, successivamente incriminato per corruzione da parte sia dei vertici dell'ENI sia di Montedison, e la rottura tra ENI e il suo presidente Gabriele Cagliari, che probabilmente ricoprì qual ruolo per permettere a Bettino Craxi di fare ostruzione nel procedimento.
La fusione fallì, ed ENI si vide accollare perdite per mille miliardi di lire e debiti dieci volte più cospicui. Essendo una società statale, le spese furono pagate dai contribuenti.
Ne conseguì una rottura dei rapporti tra Gardini e la famiglia Ferruzzi al termine della quale lui e la moglie vendettero le proprie quote per circa 500 miliardi.
Quando nel febbraio del '92 scoppiò l'inchiesta Mani pulite, grazie alla quale saltarono fuori le tangenti relative all'affare Enimont, la situazione di Gardini peggiorò ulteriormente. Nel luglio del 1993 Gabriele Cagliari, che nel frattempo era stato arrestato per pagamento di tangenti e falso in bilancio, si suicidò nella sua cella di San Vittore. Gardini si disse molto scosso dalla notizia, ma probabilmente era ancora più preoccupato del fatto che a quel punto gli inquirenti avrebbero probabilmente puntato su di lui, complice il fatto che non gli avessero mai fatto pervenire i documenti che gli sarebbero serviti per difendersi (documenti che, secondo Sergio Cusani, consulente di Ferruzzi fin da prima della morte del suo fondatore Serafino, sarebbero invece stati ricevuti da Gardini insieme all'assicurazione che le spese legali sarebbero state sostenute interamente dal gruppo Ferruzzi-Montedison). Probabilmente era così preoccupato da suicidarsi con un colpo di pistola in testa sul letto di casa sua.
All'epoca, sia la morte di Cagliari, sia quella di Gardini lasciarono ampio spazio a congetture sulla plausibilità dei due suicidi. Mentre il primo si legò un sacchetto di plastica in testa dopo essersi chiuso nel bagno della cella, il secondo si suicidò con una pistola che però venne ritrovata sulla sponda opposta del letto dopo aver sparato due colpi.
Nel 2006, la procura di Caltanissetta avrebbe riaperto l'inchiesta sulla morte di Gardini ipotizzando un collegamento tra Calcestruzzi Spa, all'epoca parte dell'impero Ferruzzi, e la mafia, riconducendo a questo la vera motivazione del suicidio. Sempre che suicidio fosse stato, dato che fino alla sera prima Gardini aveva conferito per ore coi propri legali su cosa riferire al PM che l'avrebbe interrogato il giorno dopo.
Cresciuto in una famiglia di industriali, si diplomò in Agraria a Cesena per poi iscriversi all'Università di Bologna ma senza poi conseguire la laurea. Gardini iniziò la sua carriera lavorando nella ditta di Serafino Ferruzzi, del quale sposò poi la figlia Idina. Alla morte del suocero in un incidente aereo, Gardini prese le redini della società trasformandola in un gruppo industriale di successo con svariate acquisizioni di altre società e pagando prevalentemente con aumenti di capitale.
Negli anni '80, cercò di acquisire il controllo della Montedison, una ditta chimica e agroalimentare. Nonostante gli attriti con Enrico Cuccia, boss di Mediobanca, la scalata riuscì, ma la Ferruzzi ne uscì fortemente indebitata.
Nel 1988 iniziarono i problemi: Gardini volle fondere ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) e Montedison per creare il più grande polo chimico italiano, Enimont. Alcuni personaggi politici sia della maggioranza (De Mita) sia dell'opposizione (Occhetto) gli promisero grossi sgravi fiscali, ma la proposta di legge non passò in Parlamento. Inoltre, altri due fatti ostacolarono il processo: il fermo provvisorio delle azioni da parte del giudice Curtò, successivamente incriminato per corruzione da parte sia dei vertici dell'ENI sia di Montedison, e la rottura tra ENI e il suo presidente Gabriele Cagliari, che probabilmente ricoprì qual ruolo per permettere a Bettino Craxi di fare ostruzione nel procedimento.
La fusione fallì, ed ENI si vide accollare perdite per mille miliardi di lire e debiti dieci volte più cospicui. Essendo una società statale, le spese furono pagate dai contribuenti.
Ne conseguì una rottura dei rapporti tra Gardini e la famiglia Ferruzzi al termine della quale lui e la moglie vendettero le proprie quote per circa 500 miliardi.
Quando nel febbraio del '92 scoppiò l'inchiesta Mani pulite, grazie alla quale saltarono fuori le tangenti relative all'affare Enimont, la situazione di Gardini peggiorò ulteriormente. Nel luglio del 1993 Gabriele Cagliari, che nel frattempo era stato arrestato per pagamento di tangenti e falso in bilancio, si suicidò nella sua cella di San Vittore. Gardini si disse molto scosso dalla notizia, ma probabilmente era ancora più preoccupato del fatto che a quel punto gli inquirenti avrebbero probabilmente puntato su di lui, complice il fatto che non gli avessero mai fatto pervenire i documenti che gli sarebbero serviti per difendersi (documenti che, secondo Sergio Cusani, consulente di Ferruzzi fin da prima della morte del suo fondatore Serafino, sarebbero invece stati ricevuti da Gardini insieme all'assicurazione che le spese legali sarebbero state sostenute interamente dal gruppo Ferruzzi-Montedison). Probabilmente era così preoccupato da suicidarsi con un colpo di pistola in testa sul letto di casa sua.
All'epoca, sia la morte di Cagliari, sia quella di Gardini lasciarono ampio spazio a congetture sulla plausibilità dei due suicidi. Mentre il primo si legò un sacchetto di plastica in testa dopo essersi chiuso nel bagno della cella, il secondo si suicidò con una pistola che però venne ritrovata sulla sponda opposta del letto dopo aver sparato due colpi.
Nel 2006, la procura di Caltanissetta avrebbe riaperto l'inchiesta sulla morte di Gardini ipotizzando un collegamento tra Calcestruzzi Spa, all'epoca parte dell'impero Ferruzzi, e la mafia, riconducendo a questo la vera motivazione del suicidio. Sempre che suicidio fosse stato, dato che fino alla sera prima Gardini aveva conferito per ore coi propri legali su cosa riferire al PM che l'avrebbe interrogato il giorno dopo.
Frasi di Raul Gardini
Abbiamo un totale di 6 frasi.
Le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
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La vita è troppo breve per perdere tempo a fare cose che non ci piacciono.
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