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La tolleranza dovrebbe essere una frase transitoria. Deve portare al rispetto. Tollerare è offendere.
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Il vecchio perde una fra le principali prerogative dell'uomo, quella di essere giudicato dai propri pari.
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Un vecchio è sempre un re Lear.
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Il vero è una fiaccola, ma una fiaccola gigantesca; perciò tutti cerchiamo di scivolarle accanto stringendo le palpebre, presi perfino dal timore di bruciarci.
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Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza.
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Cara, chi oserà
dire: "Io credo in Dio?"
Puoi domandare a preti o a savi
e la risposta sembrerà prendere in giro
chi ha fatto la domanda.
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Tutto è più semplice di quanto pensi ed allo stesso tempo più complesso di quanto immagini.
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Il più sciocco fra tutti gli errori è quando giovani pur intelligenti credono di perdere la loro originalità se riconoscono quelle verità che già da altri sono state riconosciute.
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Se è vero che la giovinezza è un difetto, ce ne correggiamo in fretta.
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Quale governo, si domanda, è il migliore? Quello che c'insegna a governarci da soli!
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Chi crede nell'immortalità si goda la sua felicità in silenzio; non ha nessun motivo di darsi delle arie.
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I fortunati prendono dunque l'infelice per un gladiatore che debba morire con grazia sotto i loro occhi, come esigeva la plebe romana?
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Certo, l'Inferno ha molte gole, molte!
Condizione sociale e dignità comportano
modi diversi d'essere inghiottiti.
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Quel che è detto intelligenza
spesso è piuttosto vanità, limitazione.
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Leggi e diritti si ereditano
come un'eterna malattia. Si strascicano
da una generazione all'altra, si propagano
di luogo in luogo, piano piano.
La ragione diventa assurdità,
il pubblico vantaggio una calamità:
che disgrazia essere un postero!
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La letteratura nazionale non significa più molto, è tempo che si instauri una letteratura mondiale.