Biografia di Guido Guinizelli

Nazione: Italia
Guido Guinizelli nacque a Bologna intorno al 1235 e morì a Monselice (PD) probabilmente nel 1276. Fu poeta e politico.
Inizialmente si pensava che provenisse dalla famiglia dei principi e podestà di Castelfranco, ma col tempo si è consolidata l'ipotesi secondo la quale sarebbe figlio di un Guinizzello da Magnano e di un'esponente dei Ghisilieri.
Combinò l'attività giuridica, esercitata come giudice e poi come podestà, con la produzione poetica, segnata da una profonda evoluzione stilistica. La sua biografia, ricostruibile solo attraverso documenti frammentari, lo vede coinvolto nelle lotte politiche bolognesi: nel 1274, dopo la sconfitta della fazione ghibelllina dei Lambertazzi, fu costretto all'esilio a Monselice, dove morì probabilmente nel 1276, come attesterebbe un atto notarile del 14 novembre che affidava la tutela del figlio Guiduccio alla moglie Bice della Fratta.
Il suo Canzoniere, composto da circa 24 testi tra canzoni e sonetti, mostrava una netta transizione dall'influenza guittoniana alla maturazione della poetica stilnovista. Nella fase giovanile, evidente nel sonetto O caro padre meo, de vostra laude indirizzato a Guittone d'Arezzo, Guinizelli aderiva ancora ai modelli retorici della scuola toscana, sebbene il tono elogiativo nascondesse già una critica implicita alla vecchia maniera poetica.
La svolta decisiva emerse nella canzone-manifesto Al cor gentil rempaira sempre amore, dove teorizzava l'identità tra nobiltà d'animo e capacità d'amare attraverso analogie filosofico-naturalistiche, come il parallelismo tra l'amore e il fuoco nella pietra preziosa.
Tra le opere più significative spiccano Io voglio del ver la mia donna laudare, che esalta la donna angelicata come tramite tra divino e umano, e Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo, incentrato sugli effetti trasfiguranti dello sguardo femminile. La sua produzione include anche toni comico-realistici, come nel sonetto Volvol te levi, vecchia rabbiosa, dimostrando una versatilità che anticipa certi sviluppi della letteratura trecentesca.
Dante Alighieri, nel XXVI canto del Purgatorio, lo celebra come padre poetico attraverso l'incontro con il trovatore Arnaut Daniel, definendolo miglior fabbro del parlar materno. Questo riconoscimento dantesco sancisce il ruolo di Guinizelli come precursore di Cavalcanti e dello stesso Dante, che rielaboreranno i temi del cuore gentile e della donna-angelo nella Vita Nuova e nella Commedia.
Nonostante le critiche di contemporanei come Bonagiunta Orbicciani, che in Voi ch'avete mutata la mainera accusò la nuova poetica di astrattezza, l'eredità di Guinizelli rimase fondamentale per la letteratura italiana, tanto da essere considerato l'iniziatore e l'inventore del Dolce stil novo, la corrente letteraria italiana del XIII secolo.
Inizialmente si pensava che provenisse dalla famiglia dei principi e podestà di Castelfranco, ma col tempo si è consolidata l'ipotesi secondo la quale sarebbe figlio di un Guinizzello da Magnano e di un'esponente dei Ghisilieri.
Combinò l'attività giuridica, esercitata come giudice e poi come podestà, con la produzione poetica, segnata da una profonda evoluzione stilistica. La sua biografia, ricostruibile solo attraverso documenti frammentari, lo vede coinvolto nelle lotte politiche bolognesi: nel 1274, dopo la sconfitta della fazione ghibelllina dei Lambertazzi, fu costretto all'esilio a Monselice, dove morì probabilmente nel 1276, come attesterebbe un atto notarile del 14 novembre che affidava la tutela del figlio Guiduccio alla moglie Bice della Fratta.
Il suo Canzoniere, composto da circa 24 testi tra canzoni e sonetti, mostrava una netta transizione dall'influenza guittoniana alla maturazione della poetica stilnovista. Nella fase giovanile, evidente nel sonetto O caro padre meo, de vostra laude indirizzato a Guittone d'Arezzo, Guinizelli aderiva ancora ai modelli retorici della scuola toscana, sebbene il tono elogiativo nascondesse già una critica implicita alla vecchia maniera poetica.
La svolta decisiva emerse nella canzone-manifesto Al cor gentil rempaira sempre amore, dove teorizzava l'identità tra nobiltà d'animo e capacità d'amare attraverso analogie filosofico-naturalistiche, come il parallelismo tra l'amore e il fuoco nella pietra preziosa.
Tra le opere più significative spiccano Io voglio del ver la mia donna laudare, che esalta la donna angelicata come tramite tra divino e umano, e Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo, incentrato sugli effetti trasfiguranti dello sguardo femminile. La sua produzione include anche toni comico-realistici, come nel sonetto Volvol te levi, vecchia rabbiosa, dimostrando una versatilità che anticipa certi sviluppi della letteratura trecentesca.
Dante Alighieri, nel XXVI canto del Purgatorio, lo celebra come padre poetico attraverso l'incontro con il trovatore Arnaut Daniel, definendolo miglior fabbro del parlar materno. Questo riconoscimento dantesco sancisce il ruolo di Guinizelli come precursore di Cavalcanti e dello stesso Dante, che rielaboreranno i temi del cuore gentile e della donna-angelo nella Vita Nuova e nella Commedia.
Nonostante le critiche di contemporanei come Bonagiunta Orbicciani, che in Voi ch'avete mutata la mainera accusò la nuova poetica di astrattezza, l'eredità di Guinizelli rimase fondamentale per la letteratura italiana, tanto da essere considerato l'iniziatore e l'inventore del Dolce stil novo, la corrente letteraria italiana del XIII secolo.
Frasi di Guido Guinizelli
Abbiamo un totale di 3 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
Leggi le frasi di Guido Guinizelli
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Fere lo sol lo fango tutto 'l giorno:
vile reman, né 'l sol perde calore.
vile reman, né 'l sol perde calore.
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