Biografia di Carlo don Gnocchi
Nazione: Italia
Carlo Gnocchi nacque a San Colombano al Lambro (MI) il 25 ottobre 1902 e morì a Milano il 28 febbraio 1956. Fu educatore, presbitero e scrittore.
Perse il padre quando aveva soli cinque anni e trascorse l'infanzia a Milano in un contesto di credenti devoti. Fu ordinato sacerdote nel 1925.
Il primo impegno apostolico fu quello di assistente d'oratorio, durante il quale raccolse stima, consensi e affetto della gente tanto che la fama delle sue doti di ottimo educatore giunse fino in Arcivescovado: nel 1936 fu nominato direttore spirituale dell'Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. In questo periodo studiò intensamente e scrisse brevi saggi di pedagogia.Nel 1940 l'Italia entrò in guerra e molti giovani studenti furono chiamati al fronte. Don Carlo si arruolò come cappellano volontario, e fu mandato sul fronte greco-albanese.
Terminata la campagna nei Balcani, nel '42 don Carlo ripartì per il fronte e fu spedito in Russia. Nel gennaio del '43 iniziò la drammatica ritirata del contingente italiano: stremato ai margini della pista dove passavano i soldati, fu raccolto su una slitta e salvato.
Ritornato in Italia nel 1943, iniziò il suo pellegrinaggio alla ricerca dei familiari dei caduti per dare loro un conforto morale e materiale. In questo stesso periodo aiutò molti partigiani e politici a fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona la vita: lui stesso fu arrestato dalle SS con la grave accusa di spionaggio e di attività contro il regime.
A partire dal 1945 venne nominato direttore dell'Istituto Grandi Invalidi di Arosio: accolse i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Ebbe iniziò l'opera che lo portò a guadagnarsi il titolo di "padre dei mutilatini". Nel 1947 gli viene concessa in affitto una grande casa a Cassano Magnago a una cifra simbolica nel varesotto.
Nel 1949 l'Opera di don Gnocchi ottenne un riconoscimento ufficiale: la "Federazione Pro Infanzia Mutilata", da lui fondata l'anno prima per meglio coordinare gli interventi assistenziali nei confronti delle piccole vittime della guerra, fu riconosciuta ufficialmente con Decreto del Presidente della Repubblica. Nello stesso anno, il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, lo promosse consulente della Presidenza del Consiglio per il problema dei bimbi mutilati in guerra. Da questo momento si aprirono nuovi collegi: Parma (1949), Pessano (1949), Torino (1950), Inverigo (1950), Roma (1950), Salerno (1950), Pozzolatico (1951).
Nel 1951 la Federazione Pro Infanzia Mutilata fu sciolta e tutti i beni e le attività andarono al nuovo alla Fondazione Pro Juventute, riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica l'11 febbraio 1952. Nel 1955 don Carlo lanciò la sua ultima grande sfida: costruire un moderno Centro per la sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno, alla presenza del Capo dello Stato Giovanni Gronchi, fu posata la prima pietra nei pressi dello stadio di San Siro, a Milano.
Il 28 febbraio 1956, la morte lo raggiunse prematuramente.
L'ultimo suo gesto fu la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti quando in Italia il trapianto di organi non era ancora disciplinato da apposite leggi.
Il doppio intervento riuscì perfettamente.
Perse il padre quando aveva soli cinque anni e trascorse l'infanzia a Milano in un contesto di credenti devoti. Fu ordinato sacerdote nel 1925.
Il primo impegno apostolico fu quello di assistente d'oratorio, durante il quale raccolse stima, consensi e affetto della gente tanto che la fama delle sue doti di ottimo educatore giunse fino in Arcivescovado: nel 1936 fu nominato direttore spirituale dell'Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. In questo periodo studiò intensamente e scrisse brevi saggi di pedagogia.Nel 1940 l'Italia entrò in guerra e molti giovani studenti furono chiamati al fronte. Don Carlo si arruolò come cappellano volontario, e fu mandato sul fronte greco-albanese.
Terminata la campagna nei Balcani, nel '42 don Carlo ripartì per il fronte e fu spedito in Russia. Nel gennaio del '43 iniziò la drammatica ritirata del contingente italiano: stremato ai margini della pista dove passavano i soldati, fu raccolto su una slitta e salvato.
Ritornato in Italia nel 1943, iniziò il suo pellegrinaggio alla ricerca dei familiari dei caduti per dare loro un conforto morale e materiale. In questo stesso periodo aiutò molti partigiani e politici a fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona la vita: lui stesso fu arrestato dalle SS con la grave accusa di spionaggio e di attività contro il regime.
A partire dal 1945 venne nominato direttore dell'Istituto Grandi Invalidi di Arosio: accolse i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Ebbe iniziò l'opera che lo portò a guadagnarsi il titolo di "padre dei mutilatini". Nel 1947 gli viene concessa in affitto una grande casa a Cassano Magnago a una cifra simbolica nel varesotto.
Nel 1949 l'Opera di don Gnocchi ottenne un riconoscimento ufficiale: la "Federazione Pro Infanzia Mutilata", da lui fondata l'anno prima per meglio coordinare gli interventi assistenziali nei confronti delle piccole vittime della guerra, fu riconosciuta ufficialmente con Decreto del Presidente della Repubblica. Nello stesso anno, il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, lo promosse consulente della Presidenza del Consiglio per il problema dei bimbi mutilati in guerra. Da questo momento si aprirono nuovi collegi: Parma (1949), Pessano (1949), Torino (1950), Inverigo (1950), Roma (1950), Salerno (1950), Pozzolatico (1951).
Nel 1951 la Federazione Pro Infanzia Mutilata fu sciolta e tutti i beni e le attività andarono al nuovo alla Fondazione Pro Juventute, riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica l'11 febbraio 1952. Nel 1955 don Carlo lanciò la sua ultima grande sfida: costruire un moderno Centro per la sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno, alla presenza del Capo dello Stato Giovanni Gronchi, fu posata la prima pietra nei pressi dello stadio di San Siro, a Milano.
Il 28 febbraio 1956, la morte lo raggiunse prematuramente.
L'ultimo suo gesto fu la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti quando in Italia il trapianto di organi non era ancora disciplinato da apposite leggi.
Il doppio intervento riuscì perfettamente.
Frasi di Carlo don Gnocchi
Abbiamo un totale di 2 frasi.
Le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
Leggi le frasi di Carlo don Gnocchi
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In un mondo come il nostro, inaridito, agitato, maniaco, è necessario mettere olio d'amore sugli ingranaggi dei rapporti sociali e formare nuclei di pensiero e di resistenza morale per non essere travolti.
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