Biografia di Fabrizio De André

Nazione: Italia
Fabrizio Cristiano De André nacque a Genova il 18 febbraio 1940 e morì a Milano il giorno 11 gennaio 1999. Fu un cantautore.
Nacque nel quartiere di Pegli, in una famiglia dell'alta borghesia industriale genovese; suo padre, Giuseppe De André, fu vicesindaco e amministratore, mentre la madre Maria, profondamente religiosa, ebbe un'influenza significativa sulla sua formazione umana.
Fin da giovane manifestò una spiccata sensibilità artistica, coltivando interessi per la musica e la poesia; iniziò a suonare la chitarra e a scrivere le prime canzoni già durante l'adolescenza, frequentando ambienti culturali che lo misero in contatto con altri artisti emergenti. Uno di questi fu Paolo Villaggio, col quale condivise l'adolescenza e tutte quelle attività goliardiche tipiche di quell'età, anche se Villaggio era di qualche anno più vecchio.
Intraprese gli studi universitari, prima in Lettere e Medicina senza mai iscriversi pienamente, e poi iscrivendosi a Giurisprudenza, ma abbandonò la carriera accademica a pochi esami dalla laurea, preferendo dedicarsi completamente alla musica.
Nel corso degli anni Sessanta divenne una figura centrale della cosiddetta scuola genovese, insieme a cantautori come Luigi Tenco, Gino Paoli e Bruno Lauzi, contribuendo a rinnovare profondamente la musica leggera italiana con testi di grande valore poetico e sociale, dove spesso la voce degli emarginati, dei ribelli, delle prostitute e dei "diversi" trovava un potente mezzo di espressione.
Tra le sue opere più celebri si annoverano brani come La canzone di Marinella (1962), che rappresentò un primo successo importante, e gli album fondamentali come Tutti morimmo a stento (1968), che si ispirò alla poetica di François Villon, La buona novella (1970), basato sui Vangeli apocrifi, e Non al denaro non all'amore né al cielo (1971), che traduceva in musica i testi di Edgar Lee Masters dall'Antologia di Spoon River.
Negli anni successivi, De André continuò a esplorare le diverse culture e lingue italiane, dedicandosi al dialetto ligure con l'album Creuza de mä (1984), e portando avanti una carriera che lo consacrò come uno dei più grandi poeti della canzone italiana.
La sua vita personale vide momenti difficili, come il rapimento nel 1979 in Sardegna insieme alla compagna Dori Ghezzi, un episodio di grande impatto che non intaccò la sua creatività né il suo impegno civile. Durante la sua carriera ebbe contatti non solo con i colleghi della scuola genovese, come Luigi Tenco e Gino Paoli, ma anche con collaboratori artistici come Mauro Pagani e Ivano Fossati, con cui lavorò negli ultimi album di grande successo.
De André tradusse e reinterpretò anche alcune canzoni di Georges Brassens e Bob Dylan, portando avanti una visione musicale aperta e internazionale.
Pur essendo scomparso da più di 25 anni, continua a essere celebrato come "il cantautore degli emarginati" e "poeta degli sconfitti", grazie anche all'opera di suo figlio Cristiano, che ne porta avanti l'eredità artistica continuando a cantare le sue canzoni.
Nacque nel quartiere di Pegli, in una famiglia dell'alta borghesia industriale genovese; suo padre, Giuseppe De André, fu vicesindaco e amministratore, mentre la madre Maria, profondamente religiosa, ebbe un'influenza significativa sulla sua formazione umana.
Fin da giovane manifestò una spiccata sensibilità artistica, coltivando interessi per la musica e la poesia; iniziò a suonare la chitarra e a scrivere le prime canzoni già durante l'adolescenza, frequentando ambienti culturali che lo misero in contatto con altri artisti emergenti. Uno di questi fu Paolo Villaggio, col quale condivise l'adolescenza e tutte quelle attività goliardiche tipiche di quell'età, anche se Villaggio era di qualche anno più vecchio.
Intraprese gli studi universitari, prima in Lettere e Medicina senza mai iscriversi pienamente, e poi iscrivendosi a Giurisprudenza, ma abbandonò la carriera accademica a pochi esami dalla laurea, preferendo dedicarsi completamente alla musica.
Nel corso degli anni Sessanta divenne una figura centrale della cosiddetta scuola genovese, insieme a cantautori come Luigi Tenco, Gino Paoli e Bruno Lauzi, contribuendo a rinnovare profondamente la musica leggera italiana con testi di grande valore poetico e sociale, dove spesso la voce degli emarginati, dei ribelli, delle prostitute e dei "diversi" trovava un potente mezzo di espressione.
Tra le sue opere più celebri si annoverano brani come La canzone di Marinella (1962), che rappresentò un primo successo importante, e gli album fondamentali come Tutti morimmo a stento (1968), che si ispirò alla poetica di François Villon, La buona novella (1970), basato sui Vangeli apocrifi, e Non al denaro non all'amore né al cielo (1971), che traduceva in musica i testi di Edgar Lee Masters dall'Antologia di Spoon River.
Negli anni successivi, De André continuò a esplorare le diverse culture e lingue italiane, dedicandosi al dialetto ligure con l'album Creuza de mä (1984), e portando avanti una carriera che lo consacrò come uno dei più grandi poeti della canzone italiana.
La sua vita personale vide momenti difficili, come il rapimento nel 1979 in Sardegna insieme alla compagna Dori Ghezzi, un episodio di grande impatto che non intaccò la sua creatività né il suo impegno civile. Durante la sua carriera ebbe contatti non solo con i colleghi della scuola genovese, come Luigi Tenco e Gino Paoli, ma anche con collaboratori artistici come Mauro Pagani e Ivano Fossati, con cui lavorò negli ultimi album di grande successo.
De André tradusse e reinterpretò anche alcune canzoni di Georges Brassens e Bob Dylan, portando avanti una visione musicale aperta e internazionale.
Pur essendo scomparso da più di 25 anni, continua a essere celebrato come "il cantautore degli emarginati" e "poeta degli sconfitti", grazie anche all'opera di suo figlio Cristiano, che ne porta avanti l'eredità artistica continuando a cantare le sue canzoni.
Frasi di Fabrizio De André
Per ora abbiamo un totale di 1 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
Leggi le frasi di Fabrizio De André
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
L'Italia appartiene a cento uomini, siamo sicuri che questi cento uomini appartengano all'Italia?
Leggi le frasi di Fabrizio De André