Biografia di Emilio Fede

Nazione: Italia
Emilio Fede nacque a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) il 24 giugno 1931 e morì a Segrate (MI) il 2 settembre 2025. Fu giornalista, scrittore e conduttore televisivo.
Da adolescente si trasferì con la famiglia a Roma, dove iniziò la sua carriera giornalistica. Dopo alcune esperienze nella carta stampata, nel 1958 entrò alla Rai, per la quale fu inviato speciale in Africa per otto anni, raccontando eventi importanti come la decolonizzazione del continente e intervistando figure storiche come Jomo Kenyatta, Hailé Selassié e Siad Barre.
Negli anni Settanta condusse e diresse il Tg1, introducendo alcune innovazioni nel modo di fare informazione, tra cui la prima edizione a colori e una copertura in tempo reale di eventi drammatici come il celebre incidente di Vermicino, da cui nacque la cosiddetta "tv del dolore".
Dopo aver lasciato la Rai nel 1989, entrò in Fininvest, diretta da Silvio Berlusconi, assumendo ruoli chiave nella guida dei telegiornali privati: fu direttore di Studio Aperto e per vent'anni alla guida del Tg4, diventando una figura simbolo della comunicazione berlusconiana.
Nel corso della sua carriera televisiva ideò format e rubriche di grande successo ma anche controversie per un approccio spesso giudicato fazioso e per il forte coinvolgimento politico con il centrodestra.
Sul piano giudiziario, Fede fu protagonista di diversi procedimenti legali. Nel processo "Ruby bis", venne condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione, una vicenda legata allo scandalo delle feste ad Arcore con Silvio Berlusconi, Lele Mora e Nicole Minetti.
Fu inoltre condannato a 2 anni e 3 mesi per aver commissionato e diffuso fotografie compromettenti ai danni di dirigenti Mediaset. Alcune intercettazioni e conversazioni registrate hanno rivelato presunti collegamenti tra Berlusconi, Marcello Dell'Utri e ambienti mafiosi, in cui Fede giocò un ruolo di confidente e testimone indirettamente coinvolto nelle dinamiche di potere a cavallo degli anni '90. Queste rivelazioni contribuirono ad alimentare ulteriori controversie legali e mediatiche.
Nome tra i più noti del giornalismo televisivo italiano per oltre mezzo secolo, si ritirò dal piccolo schermo nel 2014, anno in cui rescisse unilateralmente il contratto con Mediaset. Viene spesso menzionato ancora oggi, specialmente in ambito satirico, per una sua frase, pronunciata in diretta televisiva, associata a una brutta figura.
Da adolescente si trasferì con la famiglia a Roma, dove iniziò la sua carriera giornalistica. Dopo alcune esperienze nella carta stampata, nel 1958 entrò alla Rai, per la quale fu inviato speciale in Africa per otto anni, raccontando eventi importanti come la decolonizzazione del continente e intervistando figure storiche come Jomo Kenyatta, Hailé Selassié e Siad Barre.
Negli anni Settanta condusse e diresse il Tg1, introducendo alcune innovazioni nel modo di fare informazione, tra cui la prima edizione a colori e una copertura in tempo reale di eventi drammatici come il celebre incidente di Vermicino, da cui nacque la cosiddetta "tv del dolore".
Dopo aver lasciato la Rai nel 1989, entrò in Fininvest, diretta da Silvio Berlusconi, assumendo ruoli chiave nella guida dei telegiornali privati: fu direttore di Studio Aperto e per vent'anni alla guida del Tg4, diventando una figura simbolo della comunicazione berlusconiana.
Nel corso della sua carriera televisiva ideò format e rubriche di grande successo ma anche controversie per un approccio spesso giudicato fazioso e per il forte coinvolgimento politico con il centrodestra.
Sul piano giudiziario, Fede fu protagonista di diversi procedimenti legali. Nel processo "Ruby bis", venne condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione, una vicenda legata allo scandalo delle feste ad Arcore con Silvio Berlusconi, Lele Mora e Nicole Minetti.
Fu inoltre condannato a 2 anni e 3 mesi per aver commissionato e diffuso fotografie compromettenti ai danni di dirigenti Mediaset. Alcune intercettazioni e conversazioni registrate hanno rivelato presunti collegamenti tra Berlusconi, Marcello Dell'Utri e ambienti mafiosi, in cui Fede giocò un ruolo di confidente e testimone indirettamente coinvolto nelle dinamiche di potere a cavallo degli anni '90. Queste rivelazioni contribuirono ad alimentare ulteriori controversie legali e mediatiche.
Nome tra i più noti del giornalismo televisivo italiano per oltre mezzo secolo, si ritirò dal piccolo schermo nel 2014, anno in cui rescisse unilateralmente il contratto con Mediaset. Viene spesso menzionato ancora oggi, specialmente in ambito satirico, per una sua frase, pronunciata in diretta televisiva, associata a una brutta figura.
Frasi di Emilio Fede
Per ora abbiamo un totale di 4 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
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Una società civile dovrebbe chiudere Facebook, che è una realtà delinquenziale all'origine di episodi drammatici.
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