Biografia di Catone il Censore
Nazione: Italia
Marco Porcio Catone nacque a Tusculum, una città corrispondente all'incirca agli attuali Castelli Romani, nel 234 a.C. circa e morì a Roma nel 149 a.C.. Fu politico, militare e scrittore.
Proveniva da una famiglia plebea di modeste origini rurali, in un contesto di austera tradizione contadina che ne plasmò il carattere severo e il rifiuto del lusso. Fin dalla giovinezza, mostrò un'indole temprata dal lavoro nei campi paterni, imparando i valori del mos maiorum, l'insieme delle antiche usanze romane che egli difese per tutta la vita contro le influenze ellenizzanti.
Combatté valorosamente nella Seconda Guerra Punica come tribuno militare sotto le insegne di Valerio Flacco, suo protettore, guadagnandosi l'attenzione dell'élite romana nonostante fosse un homo novus, privo di antenati consolari. Questa esperienza bellica lo introdusse alla politica, portandolo a Roma dove, nel 204 a.C., servì come questore al seguito di Scipione l'Africano in Africa, criticandone aspramente le presunte dissipazioni e il filo-ellenismo.
Proseguendo il cursus honorum con rapidità insolita per un novizio, Catone fu edile nel 199 a.C., pretore in Sardegna nel 198 a.C. dove introdusse riforme fiscali rigorose e dalla quale portò a Roma il poeta Ennio, e console nel 195 a.C. insieme a Flacco, governando la Spagna citeriore con mano ferma e domando una rivolta locale per cui ottenne il trionfo.
La sua ascesa culminò nel 184 a.C. con l'elezione a censore, carica che esercitò per quattro anni con intransigenza leggendaria, espellendo senatori ed equites corrotti o immorali, tassando i beni di lusso, promuovendo l'agricoltura contro l'avarizia mercantile e opponendosi fieramente agli Scipioni, accusati di corruzione e grecizzazione dei costumi romani.
Tra i personaggi chiave della sua vita spiccano proprio Lucio Valerio Flacco, mentore e collega consolare, Publio Cornelio Scipione l'Africano, rivale politico da lui osteggiato con indagini senatorie, e i filosofi greci Carneade, Diogene e Critolao, espulsi da Roma nel 155 a.C. su sua istigazione per timore che minassero le certezze morali romane.
Negli ultimi anni, Catone compose opere fondamentali come il De agri cultura, primo trattato in latino sull'agricoltura che rifletteva la sua passione per la vita rurale, gli Origines, storia dei popoli italici in sette libri perduti salvo frammenti, e numerosi discorsi oratori raccolti postumi, innovando la prosa latina con uno stile arcaico e sentenzioso.
Famoso per concludere ogni intervento senatorio con "Carthago delenda est" per spingere alla distruzione di Cartagine, morì nel 149 a.C. a 85 anni, per l'epoca un'età veneranda che gli valse il soprannome di Catone il Vecchio, lasciando un'eredità di rigore morale che influenzò generazioni, dal nipote adottivo Catone l'Uticense alla tradizione conservatrice romana.
Proveniva da una famiglia plebea di modeste origini rurali, in un contesto di austera tradizione contadina che ne plasmò il carattere severo e il rifiuto del lusso. Fin dalla giovinezza, mostrò un'indole temprata dal lavoro nei campi paterni, imparando i valori del mos maiorum, l'insieme delle antiche usanze romane che egli difese per tutta la vita contro le influenze ellenizzanti.
Combatté valorosamente nella Seconda Guerra Punica come tribuno militare sotto le insegne di Valerio Flacco, suo protettore, guadagnandosi l'attenzione dell'élite romana nonostante fosse un homo novus, privo di antenati consolari. Questa esperienza bellica lo introdusse alla politica, portandolo a Roma dove, nel 204 a.C., servì come questore al seguito di Scipione l'Africano in Africa, criticandone aspramente le presunte dissipazioni e il filo-ellenismo.
Proseguendo il cursus honorum con rapidità insolita per un novizio, Catone fu edile nel 199 a.C., pretore in Sardegna nel 198 a.C. dove introdusse riforme fiscali rigorose e dalla quale portò a Roma il poeta Ennio, e console nel 195 a.C. insieme a Flacco, governando la Spagna citeriore con mano ferma e domando una rivolta locale per cui ottenne il trionfo.
La sua ascesa culminò nel 184 a.C. con l'elezione a censore, carica che esercitò per quattro anni con intransigenza leggendaria, espellendo senatori ed equites corrotti o immorali, tassando i beni di lusso, promuovendo l'agricoltura contro l'avarizia mercantile e opponendosi fieramente agli Scipioni, accusati di corruzione e grecizzazione dei costumi romani.
Tra i personaggi chiave della sua vita spiccano proprio Lucio Valerio Flacco, mentore e collega consolare, Publio Cornelio Scipione l'Africano, rivale politico da lui osteggiato con indagini senatorie, e i filosofi greci Carneade, Diogene e Critolao, espulsi da Roma nel 155 a.C. su sua istigazione per timore che minassero le certezze morali romane.
Negli ultimi anni, Catone compose opere fondamentali come il De agri cultura, primo trattato in latino sull'agricoltura che rifletteva la sua passione per la vita rurale, gli Origines, storia dei popoli italici in sette libri perduti salvo frammenti, e numerosi discorsi oratori raccolti postumi, innovando la prosa latina con uno stile arcaico e sentenzioso.
Famoso per concludere ogni intervento senatorio con "Carthago delenda est" per spingere alla distruzione di Cartagine, morì nel 149 a.C. a 85 anni, per l'epoca un'età veneranda che gli valse il soprannome di Catone il Vecchio, lasciando un'eredità di rigore morale che influenzò generazioni, dal nipote adottivo Catone l'Uticense alla tradizione conservatrice romana.
Frasi di Catone il Censore
Per ora abbiamo un totale di 1 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
Leggi le frasi di Catone il Censore
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
Cosa difficile, concittadini miei, discutere con il ventre, perché non ha orecchie.
Leggi le frasi di Catone il Censore