Biografia di Luciano Benetton
Nazione: Italia
Luciano Benetton è nato a Treviso il 13 maggio 1935. É imprenditore, politico e dirigente sportivo .
Ha lasciato la scuola all'età di 14 anni per lavorare in un negozio di abbigliamento dopo la morte di suo padre, un uomo d'affari. Nel 1965 lui, i suoi fratelli, Carlo e Gilberto, e sua sorella Giuliana, formano il Gruppo Benetton. Si dice che la vendita della bicicletta di Luciano abbia raccolto il denaro necessario per acquistare la prima macchina per maglieria dell'azienda; a parte le leggende metropolitane, l'aspetto che ha caratterizzato la ditta è stato l'implementazione di un processo di ammorbidimento della lana che aveva visto in Scozia, ha contribuito a stabilire un modello di produttività e innovazione che è diventato il marchio di fabbrica dell'azienda. Con un "sistema di servizi", appaltava la maggior parte della produzione a produttori tessili più piccoli specializzandosi nel design, nella tintura e nel taglio. Inoltre, ha istituito un inusuale accordo di franchising in base al quale i dettaglianti indipendenti proliferarono enormemente grazie alla popolare maglieria dai colori sgargianti di Benetton e, grazie ai tassi di cambio favorevoli, l'azienda ha prosperato negli anni '80 e nei primi anni '90.
In quel periodo, Luciano e il direttore creativo Oliviero Toscani, autodefinitisi "tastemaker", hanno creato campagne pubblicitarie "shock" - tra cui un'anatra inzuppata di petrolio grezzo, il sedere nudo di un uomo con la scritta "HIV positivo" e l'uniforme intrisa di sangue di un soldato ucciso in Bosnia-Erzegovina - che si concentravano non sui prodotti dell'azienda, ma su questioni sociali controverse. Luciano ha sostenuto che le pubblicità riflettevano la coscienza sociale dell'azienda e il suo impegno a favore della tolleranza e della diversità. Altri, tuttavia, li hanno bollati come immorali e nel 1995 un tribunale tedesco ha stabilito che lo spot sull'HIV violava gli standard della concorrenza leale perché sfruttava la sofferenza umana usando la compassione per scopi commerciali; la sentenza è stata annullata nel 2003. Nel 1995 il Gruppo Benetton ha perso anche una causa in Francia, dove un tribunale ha stabilito che la carne con la scritta "HIV Positivo" "evocava la barbarie nazista". Diffidando della pubblicità shock, i fratelli di Luciano hanno tentato di strappargli il controllo dell'azienda. Nel 2000 Luciano e Toscani hanno creato la loro ultima campagna pubblicitaria per l'azienda; la pubblicità raffigurava prigionieri nel braccio della morte.
Mentre Benetton lottava contro il calo delle vendite e l'aumento della concorrenza, Luciano ha annunciato nel 2003 che la famiglia avrebbe fatto un passo indietro dalla gestione dell'azienda: sebbene sia rimasto presidente fino al 2012, non ne è più stato coinvolto nelle operazioni quotidiane. Dopo un alternarsi d i membri della famiglia nel consiglio di amministrazione, alla presidenza arriva Francesco Gori nel 2017.
La famiglia Benetton possedeva anche una holding che deteneva quote importanti nella catena di ristoranti Autogrill e Atlantia, un operatore di strade in Italia. Legato a questo c'è la questione del crollo del viadotto Polcevera a Genova (noto anche come Ponte Morandi) che ha provocato 43 morti e 566 sfollati il 14 agosto 2018. È scoppiata la polemica sulle concessioni date a suo tempo alla società Autostrade per l'Italia, controllate appunto dai Benetton attraverso Atlantia, ma con una lettera ai quotidiani nel 2019, Luciano si è definito, insieme alla famiglia, parte lesa riguardo a questa vicenda perché la famiglia non ha mai gestito delle autostrade.
A livello sportivo è stato sponsor in Formula uno di Michele Alboreto, delle scuderie Tyrrell e Alfa Romeo, entrando poi nel 1985 con la Benetton Formula a capo del team è stato messo Briatore: la casa ha lanciato al carriera di Michael Schumacher vincendo poi 27 Gran Premi su 260 gare. Altri piloti d'eccellenza sono stati Giancarlo Fisichella, Nelson Piquet, Jean Alesi, Gerhard Berger. A causa degli scarsi successi e dei costi sempre maggiori di partecipazione nel mondiale, la scuderia venne ceduta, nel 2000, alla Renault F1, pur rimanendo la denominazione del team Benetton fino alla fine della stagione 2001. È presidente della Fondazione Benetton Studi Ricerche che si occupa di nuovi orizzonti d'arte mondiali per realizzare una propria e particolare catalogazione delle varie poetiche, dei linguaggi e delle opere.
Ha lasciato la scuola all'età di 14 anni per lavorare in un negozio di abbigliamento dopo la morte di suo padre, un uomo d'affari. Nel 1965 lui, i suoi fratelli, Carlo e Gilberto, e sua sorella Giuliana, formano il Gruppo Benetton. Si dice che la vendita della bicicletta di Luciano abbia raccolto il denaro necessario per acquistare la prima macchina per maglieria dell'azienda; a parte le leggende metropolitane, l'aspetto che ha caratterizzato la ditta è stato l'implementazione di un processo di ammorbidimento della lana che aveva visto in Scozia, ha contribuito a stabilire un modello di produttività e innovazione che è diventato il marchio di fabbrica dell'azienda. Con un "sistema di servizi", appaltava la maggior parte della produzione a produttori tessili più piccoli specializzandosi nel design, nella tintura e nel taglio. Inoltre, ha istituito un inusuale accordo di franchising in base al quale i dettaglianti indipendenti proliferarono enormemente grazie alla popolare maglieria dai colori sgargianti di Benetton e, grazie ai tassi di cambio favorevoli, l'azienda ha prosperato negli anni '80 e nei primi anni '90.
In quel periodo, Luciano e il direttore creativo Oliviero Toscani, autodefinitisi "tastemaker", hanno creato campagne pubblicitarie "shock" - tra cui un'anatra inzuppata di petrolio grezzo, il sedere nudo di un uomo con la scritta "HIV positivo" e l'uniforme intrisa di sangue di un soldato ucciso in Bosnia-Erzegovina - che si concentravano non sui prodotti dell'azienda, ma su questioni sociali controverse. Luciano ha sostenuto che le pubblicità riflettevano la coscienza sociale dell'azienda e il suo impegno a favore della tolleranza e della diversità. Altri, tuttavia, li hanno bollati come immorali e nel 1995 un tribunale tedesco ha stabilito che lo spot sull'HIV violava gli standard della concorrenza leale perché sfruttava la sofferenza umana usando la compassione per scopi commerciali; la sentenza è stata annullata nel 2003. Nel 1995 il Gruppo Benetton ha perso anche una causa in Francia, dove un tribunale ha stabilito che la carne con la scritta "HIV Positivo" "evocava la barbarie nazista". Diffidando della pubblicità shock, i fratelli di Luciano hanno tentato di strappargli il controllo dell'azienda. Nel 2000 Luciano e Toscani hanno creato la loro ultima campagna pubblicitaria per l'azienda; la pubblicità raffigurava prigionieri nel braccio della morte.
Mentre Benetton lottava contro il calo delle vendite e l'aumento della concorrenza, Luciano ha annunciato nel 2003 che la famiglia avrebbe fatto un passo indietro dalla gestione dell'azienda: sebbene sia rimasto presidente fino al 2012, non ne è più stato coinvolto nelle operazioni quotidiane. Dopo un alternarsi d i membri della famiglia nel consiglio di amministrazione, alla presidenza arriva Francesco Gori nel 2017.
La famiglia Benetton possedeva anche una holding che deteneva quote importanti nella catena di ristoranti Autogrill e Atlantia, un operatore di strade in Italia. Legato a questo c'è la questione del crollo del viadotto Polcevera a Genova (noto anche come Ponte Morandi) che ha provocato 43 morti e 566 sfollati il 14 agosto 2018. È scoppiata la polemica sulle concessioni date a suo tempo alla società Autostrade per l'Italia, controllate appunto dai Benetton attraverso Atlantia, ma con una lettera ai quotidiani nel 2019, Luciano si è definito, insieme alla famiglia, parte lesa riguardo a questa vicenda perché la famiglia non ha mai gestito delle autostrade.
A livello sportivo è stato sponsor in Formula uno di Michele Alboreto, delle scuderie Tyrrell e Alfa Romeo, entrando poi nel 1985 con la Benetton Formula a capo del team è stato messo Briatore: la casa ha lanciato al carriera di Michael Schumacher vincendo poi 27 Gran Premi su 260 gare. Altri piloti d'eccellenza sono stati Giancarlo Fisichella, Nelson Piquet, Jean Alesi, Gerhard Berger. A causa degli scarsi successi e dei costi sempre maggiori di partecipazione nel mondiale, la scuderia venne ceduta, nel 2000, alla Renault F1, pur rimanendo la denominazione del team Benetton fino alla fine della stagione 2001. È presidente della Fondazione Benetton Studi Ricerche che si occupa di nuovi orizzonti d'arte mondiali per realizzare una propria e particolare catalogazione delle varie poetiche, dei linguaggi e delle opere.
Frasi di Luciano Benetton
Abbiamo un totale di 6 frasi.
Ove necessario le abbiamo suddivise in pagine da 50 frasi ciascuna.
Intanto te ne inseriamo una qui come stuzzichino.
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Essere creativi non vuol dire essere violenti o trasgressivi a tutti i costi. Anzi è necessario il buon gusto. Il senso dell'umorismo.
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